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Nelle fessure del senso
in A. Ambrosini,
N. Baronti, M. G. Duval, G. Vinante,
Nuovi suggerimenti ermetici, a cura di
Rodolfo Tommasi
Edizioni Helicon, 2011, pp.15-16.

Insegnante di spagnolo
e di questa lingua traduttrice (le si deve la versione italiana del Don Juan
di Gonzalo Torrente Ballester per le Edizioni Jaca Book) oltre che saggista nel
medesimo ambito (importante lo studio su Fama e marginalità di Francisco
Villaespesa: studio sull’ultimo modernista, ’83, Guerra), Angela
Ambrosini è certamente una figura di primo piano nel nostro panorama letterario,
poetessa e narratrice di vivissima e luminosa vena, scrittrice completa e di
autentica originalità, sostenuta da una cultura vissuta in termini di
irrinunciabile territorio esplorativo e propositivo.
Seguita e molto
apprezzata dalla critica (profili di analisi esegetica compaiono in numerosi
volumi altamente qualificati), la Ambrosini è inoltre presente, con i suoi
testi, in prestigiose antologie, anche in traduzione (“Poeti italiani nel
mondo”, ‘09, Book Editore; “Antologia di New York”, ‘09, La Versiliana) e sue
poesie in spagnolo arricchiscono le miscellanee del ‘ Centro de estudios
poéticos’ di Madrid; è quindi liscio e scontato che anche le giurie di
accreditati premi letterari abbiano rivolto l’’obiettivo su questa illustre
autrice riconoscendone pubblicamente gli indiscussi meriti.
Ma al di là di un
peraltro ovvio successo in ambiti ufficiali, sono naturalmente -e soprattutto-
le pagine stesse a testimoniare, in un clima di freschezza inventiva profonda e
intrisa di un’avvolgenza umorale assai spesso inedita, di una poetica intensa,
sempre implicativa. La ricerca che permea questa scrittura e che si trasforma,
al risultato enunciativo, in una diffusa e diffusiva pulsione di densità elevata
e complessa -non di rado febbrilmente lirica- colloca l’autrice nella ristretta
pleiade di chi conosce e sa bene plasmare, fuori da ogni dubbio, gli impalpabili
e tuttavia implacabilmente penetranti poteri di scavo della parola, e della
parola i nitori come le aureole significanti, i potenziali semantici come le
ellissi in cui vanno a formarsi gli spazi alogici della più acuminata forza
comunicativa.
La Ambrosini
appartiene, dunque, per diritto (un diritto che si svela e si sviluppa
all’interno del codice poetico quanto sulla misura e sul cromatismo
fraseologico), a quella esigua schiera di scrittori che hanno davvero saputo
evolvere ulteriormente, e ancora dilatare e modellare, la valenza ermetica del
linguaggio, con impeto saldo, colto e consapevole, nei termini di una premente e
imprescindibile necessità espressiva. In pratica, la Ambrosini dimostra con
esemplare naturalezza la validità del presupposto su cui si fonda la ragione di
questa antologia; vale a dire, dimostra la valenza genetica della spinta
sostanziale dell’ermetismo nel concetto stesso di poesia. Né, a questa calda
accezione di ermetismo, risulta estranea l’esperienza professionale in area
letteraria spagnola, quasi la lingua, organismo vivo e fluttuante che dà e
raccoglie, nel trasfigurarsi in linguaggio offrisse particolare fomento alle
feconde temperature dell’immagine.
Non esiste grande
poesia ‘semplice’, così come non esiste grande poesia ‘complicata’: complessa
sì: questo si può affermare sia obbligatorio; ma la complessità è altra cosa
dalla complicazione, è talvolta inspiegabile equilibrio del ponte sospeso sul
vuoto, gettato a unire le due rive del verso, ossia l’impulso dell’idea primaria
(chiamiamola pure ispirazione, perché no) e l’atto della scrittura
(composizione, correzione, elaborazione…).
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Recensione |
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