Talisker
Racconti scritti col
martello
Chi lotta con i mostri
deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro.
E se tu scruterai a
lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te
(F. Nietzsche)
Non ho imparato a
volare, ma ho imparato a ridere precipitando
(S. Benni)
If we are all in the gutter, it doesn’t change who we are,
‘cause someone of us in the gutter are looking up to the stars
(Mika, Good guys)
2 – Mercato
Una mattina di Giugno, sotto
un sole molto caldo, mi recai al mercato del paese, cercando gli ingredienti per
prepararmi il pranzo.
Le urla dei venditori
echeggiavano tra le bancarelle, sostenendo l’impareggiabile qualità dei loro
prodotti:
“Pesce fresco appena
pescato! Abbiamo orate che cuociono in 60 minuti, alici che vengono dal paese
delle meraviglie, un palombo blucerchiato, triglie ideali per squadriglie di
boy-scout, calamari ottimi con inchiostro e penne…quest’ultima è un po’ più
difficile da capire”
“Verdura del nostro orto!
Melanzane da 2 kg e mezzo, pomodorini occhio di bue, cavoli, verza, finocchi,
insalata belga, indivia. Tutti prodotti da fare invidia!”
“Tagli di carne pregiati!
Bue cieco perché gli occhi glieli hanno presi quei maledetti dei fruttivendoli,
coniglio che saltava nei prati e ora salta in padella con le patate, galli
ruspanti e naturalmente il suino: zampone, prosciutto, salami, wurstel, spalla,
interiora e tutto ciò che potete desiderare”
Apprezzai la loro simpatia e
gli slogan spiritosi fatti per attirare clienti; chiaramente, vivendo in un
paese globalizzato mica potevano mancare venditori stranieri: un cinquantenne
arabo sorrideva mettendo in mostra la sua scelta di spazzole, saponi e spugne,
mentre una delle sue mogli esponeva borse e vestiti a prezzi stracciati.
Una coppia di giapponesi
faceva concorrenza proponendo uno stock di kimono, di camicie, di pantaloni, di
giacche e di oggetti nipponici, come katane e servizi da tè decorati a mano, ma
con prezzi insolitamente bassi che facevano supporre si trattasse di fregature.
Altri due asiatici, del
tutto simili alla coppia di cui sopra (tanto che mi venne da pensare che si
trattasse di cloni) proponevano invece piatti tradizionali della terra del Sol
Levante, nonché alcune rivisitazioni di ricette italiane; per esempio, in un
vassoio vi era quella che, stando alla lista degli ingredienti esposta, doveva
essere la versione giapponese della pasta alla carbonara, il cui odore si
spandeva sulla piazza del mercato.
Si registrò il decesso di 5
gatti randagi, colti da un infarto al pensiero che alcuni dei loro simili
fossero diventati cubetti di pancetta, senza rendersi conto che ora che erano
morti gli toccava la stessa sorte; un significativo numero di scarafaggi girava
felice nel chiosco, attirati dal profumo della pasta, mentre una nonnina, di
origine romana, fermatasi a leggere il contenuto della nippo-carbonara dichiarò
ufficialmente guerra agli asiatici, agli arabi, ai francesi, ai tedeschi, agli
australiani, agli americani e, inneggiando a ideali leghisti affermò di voler
cucinare una carbonara autentica per il caro Matteo Salvini: lo vedeva sciupato
da qualche mese.
Alcune donne, insofferenti
all’odore dell’agro dolce e del cadavere di gatto, si tapparono il naso e
andarono a cercare ristoro in una bancarella di fiori.
Tuttavia, io continuavo a
camminare distrattamente, quando il mio sguardo incrociò quello di un uomo molto
anziano, gobbo, claudicante, vestito con pochi stracci e senza scarpe; lo
riconobbi subito: si trattava di Diogene, un barbone che dormiva sotto le
scatole di cartone in un angolo della piazza.
Nessuno voleva avere a che
fare con lui, perché si diceva che non rispettasse nessuna regola di convivenza
civile, neanche le più basilari.
Si aggirava tra i banchi del
mercato chiedendo le elemosina, urlando e sproloquiando, inneggiando a complotti
oscuri che lo riguardavano, da cui lui poteva difendersi soltanto comandando con
attenzione le sue truppe aeree e tra un grido e l’altro ci forniva anche il
resoconto della battaglia.
Tutti in paese sapevano dei
suoi problemi ed è per questo che non gli prestavano troppa attenzione; qualche
sguardo di compassione ogni tanto, ma nulla di più.
Passando accanto ad una
bancarella di giocattoli rubò una torcia per bambini, la accese e si mise a
gridare:
“Cerco l’Amore! Cerco
l’Amore!”
Tutti i presenti lo
guardarono perplessi; dalla folla partì una risposta:
“Lavati straccione, tagliati
barba e capelli, trovati un lavoro; forse allora qualche donna ti guarderà”
Risero.
Ma Diogene proseguì:
“Cerco l’Amore! Cerco
l’Amore!”
“Allora cerca Dio” gli dissi
fissandolo negli occhi.
Ricambiò lo sguardo; avevo
catturato la sua attenzione:
“È morto, così come lo è
l’Amore”
“Solo perché molti hanno
estromesso entrambi dalla loro vita, non significa che siano morti né Dio né
l’Amore; anzi, dal momento che il primo è il secondo, chi rinuncia a uno
rinuncia anche all’altro” risposi
“Tu fai solo ragionamenti
filosofico-teologici; ma dimmi una cosa: dov’è il volto umano di Dio? Tu dici
che Lui è Amore, ma dov’è l’amore nelle disgrazie di ogni giorno? Quanti uomini
sono soli, senza fidanzata o moglie? Quanti hanno matrimoni falliti alle spalle?
Quanti si sono messi in gioco con tutto sé stessi e alla fine hanno perso quello
che credevano l’amore della vita? Per un cristiano sposato è facile parlare di
Dio e di amore, ma il vostro Dio ha compassione di quelli come me? Di quelli che
sono soli, che ogni mattina si svegliano senza nessuno accanto, solo col calore
dato da un cartone e da un cucciolo? Io non ho forse diritto ad avere l’amore di
una donna? Sono solo da tempo immemore, pieno di traumi, di ferite, carente di
affetto; non ho un lavoro, non ho soldi, non ho un futuro! Sono stanco di chi
ciancia di un Dio che sta nell’Alto dei Cieli, io lo voglio qui davanti a me!
Voglio che mi parli, che mi risponda, che mi dica perché l’amore è solo per
qualcuno e per altri no, perché ci sono persone sposate da anni e io sono solo!
L’amore è una farsa, una finta, credi a me! E se Dio è Amore allora non esiste!
I matti non si innamorano, ecco perché vedono le cose per come sono realmente:
l’amore porta a compiere pazzie, ma se uno è già pazzo di suo non si farà
ingannare. In un mondo reso cieco dall’amore, io ho la fortuna di essere orbo.
Tu invece devi sicuramente
essere fidanzato o sposato”
Tutti tacquero, ammutoliti;
avevano sentito Diogene vomitare con odio la sua sentenza sull’amore, lo avevano
ascoltati interdetti, toccati dalla sua lapidaria misantropia e misoginia, dal
suo ateismo reazionario. E attendevano che io rispondessi.
“Non sono né fidanzato né
sposato, non ho nessuno accanto a me. Ho amato alla follia e ho perso ogni donna
che ho avuto. Ho sempre negato di avere bisogno del volto umano di Dio, ma in
realtà lo cerco anch’io. Non ho risposte a tutte le domande, né domande a tutte
le risposte.
Ho provato la gioia di amare
e poi mi è stata tolta, ho attraversato i momenti di buio più profondo, ho
passato notti in bianco immerso nel nero totale. Ho creduto che la misantropia
mi avrebbe guarito dalle ferite dell’amore, ma non è stato così.
Tuttavia, conservo la fede
in Dio, conservo la fiducia nel fatto che prima o poi l’amore arriverà anche per
me. Faccio fatica a guardare gli altri che si amano, mi sono chiesto anch’io
perché certe gioie a me sembrino precluse. Ho ricevuto promesse d’amore eterno
mai concretizzate, ma nonostante tutto io sono ancora qui. Ho ancora fiducia in
Dio, nel suo Amore”
“E allora tu sei ancora più
pazzo di me, perché speri contro ogni speranza! Ma d’altronde sei un cristiano e
questo è tipico di voi. Se solo capiste quanto male fa sperare inutilmente
allora perdereste subito la vostra fede”
“Tu brami l’Amore, ma visto
che non riesci a raggiungerlo lo disprezzi; sei come la volpe della favola, che
non riuscendo a mangiare l’uva sulla cima dell’albero finge che non gli importi”
gli risposi tranquillamente.
Dovevo aver colto nel segno,
perché mi guardò con un misto di rancore e di disprezzo; poi disse:
“Dov’è la tua pietà di
cristiano per i sofferenti? Attacchi un vecchio come me, ma cosa ne sai tu di
com’è vivere? La cosa peggiore che può capitare ad un uomo è vivere così a lungo
da scoprire che Dio e l’Amore sono semplicemente favole inventate; avrei voluto
morire trent’anni fa, quando ancora credevo che esistesse la persona per me.
Invece sono troppo pazzo per cadere nei tranelli della Chiesa o delle donne” e
detto questo spaccò in terra la torcia per bambini che teneva in mano
“La cosa peggiore che può
capitare ad un uomo è diventare vecchio ed essere solo e pieno di rimpianti,
guardarsi indietro e scoprire di aver sprecato ogni anno passato” e detto questo
mi girai e me ne andai, diretto verso la rosticceria ambulante per comprare ali
di pollo e patatine fritte.
Diogene, senza dire altro,
sputò verso di me, senza colpirmi; solo per farmi capire che chi dice la verità
viene disprezzato anche da coloro che credono di tenerla in pugno.
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