| |
Dal fuoco etneo alle acque polesane
Il libro di Maria Luisa Daniele Toffanin Dal fuoco etneo
alle acque polesane è stato inserito nella Collana di poesia “Calliope”,
diretta da Giuseppe Manitta (Il Convivio Editore), e si è classificata al primo
posto al Premio “Il Convivio” 2017.
Si tratta di esempio di poesia che si nutre di fuoco e
acqua, nonché di aeree visioni, di voli e desideri e attese (“il volo un sogno
alfine esaudito?”), di trame leggere, per rivisitare i luoghi delle origini e
fondersi con la natura secondo un disegno divino, affidandosi alla forza della
parola e al sostegno fornito dalla cultura nelle sue più diverse manifestazioni.
Oscillando tra cielo e terra, e terra e acqua (“Confusa l’anima fra acqua e
cielo”), nell’immensità immersi (“ove l’invisibile scrive geroglifici”),
consapevoli della propria piccolezza ma certi del finale approdo, tra simboli e
impressioni, tra colori e ragnatele di rimandi, tra legami oscuri comunque
forieri di luce, poiché al calare della notte il buio non tutto avvolge (“nel
blu notte del giorno”). Inoltre, in questi versi le presenze femminili in natura
predominano, per bellezza e armonia, mentre la poetessa cerca proprio la
bellezza e il suo specchio identificativo costituito dalla parola.
L’Etna è grande protagonista della prima parte dell’opera:
“composita storia di isolane donne: / mite e ribelle come la tua Etna”; “La gran
montagna sacra” … “l’arcano mistero trattiene”. L’itinerario proposto e
delineato da Maria Luisa Daniele Toffanin conduce poi, nella seconda parte,
all’elemento liquido delle acque polesane, rammentandoci che grazie all’“Aria di
mare” … “la mente galleggia” … “non ha più pensieri / leggera diviene.”.
Leggerezza, infatti, è una parola chiave per questo
volumetto. Il lettore si sente trasportato nei luoghi più amati dalla poetessa
approdando a scenari naturali accoglienti, grazie a immagini dotate di chiara
levità. Parimenti le parole si susseguono come vele o veli: Le parole tra noi
leggere (rammentando il titolo del famoso romanzo di Lalla Romano) e limpide
rendono agevole la lettura pagina dopo pagina: “Morbida la sera si scioglie in
perle / parole fra noi leggere / in corali fabulari”. E ancora, sulla scia delle
opposizioni, predomina la cura descrittiva e la vivacità cromatica: “La
sera-scialle ancora vermiglio / di viole sfrangiato / s’adagia sul grembo del
grano / nel dono dell’ultimo sole.”; “archi di luce-vetriate / come trafori
dell’aria di fuoco // a vegetali forme gentili”.
Le gioie, gli affetti, in queste poesie sono “rosari di
storie lente a svanire”, ritornano come onde, come ricordi sempre uguali e
sempre diversi al tempo stesso, in ogni caso come solide certezze e doni
ricevuti e mai perduti.
Anche gli animali partecipano delle gioie e delle ansietà
del creato, al pari dell’uomo: “Si stringe il mare / - fremito di madreperla –“
… “Percorre l’anguilla / guizzante tra acqua e terra / la storia sua d’amore.”.
“S’aprono i voli della sera / e i gabbiani possiedono il cielo.”.
Si mantiene, dunque, costante il desiderio di individuare
aspetti del reale significativi per la loro bellezza, da catturare mediante il
segmento o frammento poetico, nel fluido del discorso più lungo, come testimonia
per intero “Una tovaglia di mare”, poiché l’opera rimanda a una progettualità
sempre aperta a nuove possibilità, tra “angoli felici inattesi”.
| |
 |
Recensione |
|