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Quando un Fiore di loto traccia I solchi dei giorni
Il silenzio può essere preziosa
fonte di poesia ma anche strazio dell’anima, spina che trafigge l’essere, spazio
corroso dai dubbi, dai forse, da possibili fughe e rifiuti camuffati nelle vesti
dell’indifferenza. A fine spettacolo cala il silenzio, dopo i fragori. Silenzio
che ricompare negli interstizi di sé.
Con Fiore di loto
Nicoletta Corsalini ha percorso questi spazi dell’anima invasi dal tormento,
fessurati dall’attesa. I versi seguono l’alternanza e l’intermittenza dei
sentimenti, degli stati d’animo, mentre l’amore si presenta con le sue varie
facce, ora complice, ora ostile. Le contraddizioni e le realtà ossimoriche
prendono il sopravvento e non è più possibile individuare un sentiero sicuro su
cui proseguire.
Le minacce incombenti sono
plurime; per amore si fa (di) tutto: si vive e si muore. Il Fiore di loto
consente, comunque, «con un velo d’oblio» di ritrovare «le radici del mondo», e
fa dire alla poetessa: «Mi apro al mondo | per essere parte di te».
La passione divora la pagina
scritta, come la carne che respira: «Cerchi di fuoco | cingono le mura di carta
| del mio giardino segreto», scrive Nicoletta Corsalini, cui pare fare eco:
«quel giardino che ognuno ha dentro di sé», cantato da Giusy Ferreri (ne “Il
party”).
Talvolta c’è “Sapore di favola”,
in questa silloge, talaltra «non c’è più posto | per fiabe a lieto fine».
L’io e il tu non di rado sono
contrapposti, in una differenza anche di “artigli”: «Con artigli di lava
| il
mio cielo di latta | perforato hai, | insensibile straniero» (in “Artigli di
lava”); «Solletico, alla luce, | con il mio pelo | di gatto nero, | cespugli di
te» (in “Morbidi artigli”).
Persino l’amore ha la sua
stagione all’inferno. In talune pagine pare di essere giunti alla fine di
una estenuante battaglia: restano solo «Opachi trucioli di donna» e “Vai avanti,
Nicoletta…”, «strappa te stessa, quello che di te è rimasto».
Lo stile si fa ancora altalena
di sentimenti, sensazioni, stati d’animo, impressioni. Molte immagini tattili
invadono i segmenti dei versi: sipari di velluto, cieli di raso, sì morbidi
sulle labbra fanno la loro apparizione.
Con
Fiore di loto è iniziata la costruzione del mondo poetico di Nicoletta
Corsalini, cui hanno fatto seguito I solchi dei giorni, silloge che
sancisce un ulteriore affinamento del mezzo espressivo, in una progressiva
macerazione del verso nel proprio vissuto, segnando nuove tappe, aprendo nuove
prospettive, nella produzione di quest’instancabile autrice pratese. | |
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Recensione |
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