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Di Gemma Forti colpisce subito il vigore di una personalità non comune, riflessa in versi strappati alla vita contemporanea e a essa ributtati con foga, staccando brandelli in un coacervo di citazioni, caleidoscopio di mutanti colori aulici e profani. Un’autrice già distintasi in passato (tra i suoi prefatori figurano anche Dario Bellezza e Stanislao Nievo), e che continua a sommuovere. Con quattro tavole di Giorgio Chiesi è uscita la sua opera, dal pregno titolo, Zeeero, inserita nella Collana “Nuovi Fermenti / Poesia” e includente “Poesie (2004–2006)”.
Zeeero fa “tabula rasa”(«Fattore d’annullamento | Del prodotto | & della norma», nella poesia che dà il titolo al volumetto), marcando una invisibile linea di confine. Gemma Forti, mentre traccia un percorso alfabetico tutto suo, malgrado le innumerevoli intrusioni rivitalizzanti dell’attualità, sorprende nella sua “performance”, con risultati talvolta non tanto dissimili da taluni esiti della poesia visiva e sonora della torinese Carla Bertòla. Ella scompone le parti in gioco con acume, mentre «è sempre la lingua che prevale e, comunque, vivifica i ‘temi’, dal momento in cui la mass-culture e la tivù trash hanno cannibalizzato certi ‘temi’» (ancora dalla prefazione di Marco Palladini)… «Persino Zeeero, volendo, dentro il concetto della sua ‘vuotità’ matematico-filosofica potrebbe contenere le risonanze ‘zeromaniache’, di ‘zerofollia’ da ‘zerolandia’ del corrivo cantante Renato. | Quasi nulla oggi si salva, non lo ignora certo Forti». “Ogni giorno” si attivano gesti automatici, ma può esserci qualche imprevisto, come nella sequenza alfabetica dell’opera: a ogni lettera corrisponde una poesia, tranne nel caso di “Jack Kerouac”, al quale viene dedicata la “sezione” “JK”. I contenuti politici del libro non assumono un ruolo prevaricante, restando circoscritti tra i tanti temi affrontati nella carrellata. L’autrice non abusa della sua posizione. Il lettore scorre i versi rapidamente, travolto dall’onda incessante, con il sorriso sulle labbra, o con un sorriso interiore. Tra le pagine possiamo imbatterci in “casalinghe disperate”, Berlusconi (in “Irrisione”: «non sono cresciuto in altezza | ma sono cresciuto in ricchezza»), nei versi di una canzone di Al Bano e Romina Power, in Virginia Woolf, nel “poeta gibboso”, ovvero Giacomo Leopardi, in “Quella vita” con interessanti risvolti contemporanei: «La donzelletta – non più la forosetta paffuta e scaltra della verde campagna - | “Che “al dì di festa soleva ornare il petto e il crine” | Ride beata | beota | Sgambettando nuda – ventre – cosce all’aria – sulla ruvida sella del motorino || La segue a dritta un centauro tatuato | Naso bocca inguine d’argento im-piercettato». Infatti, è «Tempo non di belati ma voci forti» (in “Non è più tempo”; e tra le diverse e contrastanti «voci forti» si può annoverare pure quella di Gemma Forti). La superficie viaggia anche in profondità: «“Crudele è Aprile” & Maggio Giugno Luglio Agosto | Settembre Ottobre Novembre Dicembre | Gennaio Febbraio Marzo? Nooooooo? || Crudeltà vige et impera tutto l’anno | et anno post annum per secula seculorum | AMENNN» (in “Crudele è Aprile”); «Tutto è eterno | niente è eterno | lo sa solo il Padreterno | che nessun vede ma in ogni luogo sta | solo soletto a leggere il giornale | o a fumare la pipa in intimità | | Intanto l’uomo che fa?» (in “Eternità”). Se è vero che «le libertà si prendono | non si concedono» (nella poesia “La La La La La La La La La Libertà”), di sicuro i versi di Gemma Forti sgorgano senza alcuna costrizione. E il lettore si fa partecipe di questo clima di indipendenza. |
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