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La scomparsa del signor Buttenmüller

Nella Collana “La Biblioteca delle Fate” di AG Book Publishing sono state pubblicate le avventure della gatta Zoira e del cane Freccia, che però, in questi racconti scritti da Bonifacio Vincenzi, viene chiamato Max, per volere della splendida e capricciosa creatura felina coprotagonista.

L’edizione dei tre volumi risulta molto elegante e curata, impreziosita dalle illustrazioni di Germana Di Rago su carta lucida e caratterizzata dall’utilizzo dei soli colori bianco, nero e rosso nei primi due volumi, con l’aggiunta del giallo, limitatamente alla copertina, nel terzo tomo.

La lettura si rivela davvero piacevole sia per i più piccoli, sia per gli adulti. Le immagini e i racconti si integrano a vicenda, con naturalezza e poesia.

Nelle illustrazioni Zoira ci appare come una principessina, proprio come ce l’ha descritta, e fatta immaginare con la forza delle parole, Bonifacio Vincenzi: sulla sua testolina campeggia una coroncina preziosa, i suoi baffi sono vibrisse che si arricciano come pure la sua codina, con la quale pare levarsi in volo una vivace farfallina-fiocchetto di colore rosso. Ma in questa storia ci viene narrato non solo del riccio(-lo) rapito, perché si tratta addirittura de La gatta rapita!

Zoira, riuscita a fuggire dall’uomo che l’ha catturata, si ritrova impaurita a vagare in un bosco. Qui incontra un povero cane randagio, che dapprima scambia per un lupo. Tra loro sono scintille… ovvero continui battibecchi e scherzi, che strappano il sorriso al lettore per la simpatia di entrambi.

Con il proseguire della storia, risulta evidente come si possa essere cane e gatto e al tempo stesso aiutarsi e difendersi reciprocamente, al di là dei diffusi pregiudizi e dei luoghi comuni. Il cane può difendere il felino da un altro cane; la gatta può prendere le parti del cane, “a parole”, di fronte a un suo simile più grande, che potrebbe ferirlo facilmente per superiorità fisica, e poi magari fuggire con furbizia e velocità feline.

Un forte sentimento di amicizia nasce e cresce, facendo maturare i protagonisti nel susseguirsi degli episodi. Per esempio, i due si ritrovano a mangiare un pezzo di pane duro, facendo finta che sia qualcosa di gustosissimo, dimostrando come sia possibile, grazie alla fantasia, riuscire ad apprezzare di più la vita.

Ritornata a casa, la gatta, grata per essere stata salvata da Max in più circostanze, soprattutto grazie alla collaborazione della sua sorellina umana (poiché i bambini amano istintivamente gli animali) riesce a convincere i genitori adottivi ad accogliere anche il cane randagio. Altrimenti se ne sarebbe andata con lui (qui la gatta ricorda Giulia, la protagonista de Il raduno, altra opera di Bonifacio Vincenzi, la quale si sarebbe rifiutata di raggiungere il presunto paradiso, se al suo cane fosse stato impedito di accompagnarla).

Successivamente, Il mistero del vecchio mulino consente di rafforzare ancora di più il legame venutosi a creare tra Zoira e Max, dovendo entrambi aiutare un’allodola sfuggita a un cacciatore e ora in pericolo a causa di alcuni ragazzini crudeli. Qui la gatta, scalando il tronco di un albero per salvare la creatura, lamentandosi ci ricorda la famosa battuta di Penelope in Wacky Races: “Ho paura di essermi rotta un’unghia”!

Così si chiude il primo volume della serie. Nel secondo, invece, ci viene narrata Un’indimenticabile notte di Natale. Un angelo custode riceve da Babbo Natale l’incarico di portare Max da un bambino amante dei cani (il bimbo ha una storia di abbandono in comune con l’animale) e che non può averne uno tutto suo, perché abita in un appartamento inadeguato, ma dovrà unirsi anche Zoira nell’impresa, altrimenti il cane si rifiuterebbe, per non offenderla (ancora una volta è necessario dimostrare lealtà e fedeltà, in nome di un’amicizia autentica).

Nel terzo volume, Zoira e Max sono alle prese con La scomparsa del signor Buttenmüller, un violinista amico del cane, il quale, nel frattempo, è diventato amante della musica. Dopo un litigio più aspro del solito, il cane, essendo stato profondamente offeso da Zoira, decide di trascorrere la notte a casa del suo amico. La gatta il giorno dopo lo raggiunge, trovando il coraggio di superare da sola i disagi della campagna. Durante uno dei tanti battibecchi, Max la accusa di essere “razzista”, ma lei si dichiara amica dei cani randagi e lo aiuta nelle indagini, nonostante le difficoltà ulteriori che devono affrontare, non essendo umani e quindi non potendo interrogare i sospettati (qui viene in mente un altro libro di Bonifacio Vincenzi, Testimone un cane e altri racconti).

I due rimangono sconvolti, vedendo le sofferenze inflitte ai maiali, e proprio una donna sarà responsabile di un boccone avvelenato destinato a Max, che gli farà capire tutto quanto, portando al lieto fine.

Oltre a questi tre libri, nella stessa Collana Bonifacio Vincenzi ha pubblicato anche Epeo e il cavallo di Troia, avvalendosi ancora una volta della collaborazione dell’illustratrice Germana Di Rago.

Recensione
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