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Flavia Lepre:
La sua prosa poetica ed il suo "incantato lago"

Flavia Lepre nacque e vive nel Piemonte, ad Arona, in riva al Lago Maggiore. Scrittrice, poetessa, saggista, critico letterario, ha pubblicato vari libri, fra cui Ore, Schegge di cuore, La città di pietra e del silenzio, Bruciano i sogni, Per te, amore mio, L'eclisse del pensiero e un amore mile volte, e Le mie sublimi demenze. È autore anche di innumerevoli articoli, recensioni, liriche e lettere pubblicate in varie riviste d'arte e letteratura, fra le altre Il Tizzone, Punto di Vista ed Il Ponte Italo-Americano.

Ci vorrebbe un'elenco a parte per i molti premi letterari ricevuti da Flavia, in Italia e all'estero: ci limitiamo a segnalare la sua nomina a "Poetessa del Campidoglio" (1992), e il premio Ateneo pro pace di Bruxelles (1997). In aggiunta alla sua produzione in lingua italiana, Flavia scrive in francese e, insolito per una piemontese, in dialetto siciliano.

Molti autori hanno scritto sulla opera letteraria di Flavia. Per citarne soltanto alcuni, scrisse il compianto Giulio Palumbo, il poeta palermitano precocemente scomparso: "La poesia di Lepre è come una via lattea luminosa, comunicatrice di gioia e di speranza. Un alto canto disteso e continuato, che sempre attrae e con sé conduce. Un susseguirsi di quadri, scenari, magie della realtà che diventano magie poetiche."

Scrive Guerrino D'Alessandro: "Le sue poesie le ho lette con interesse per gli spunti che incarnano le esigenze del suo spirito, sì, ma potrei dire anche per le necessità esistenziali di tutto il genere umano, trattandosi dei motivi che interessano tutte le umane creature."

Ed Alfio Arcifa: "Flavia Lepre... nell'intimo della sua anima e con la forza del suo pensiero scioglie un inno d'amore vero per se stessa, per le cose e per la natura che la sua anima sensibile avvolge. E ciò fa con logico linguaggio e correttezza di termini da lasciare stupefatto chinque viene in contatto con lei ed il suo mondo."

Il più recente lavoro di Flavia è Le mie sublimi demenze (Edizioni Il Galeone, 2003): si tratta di un libretto di 57 pagine il cui sottotitolo "Un modo diverso di far poesia" dice molto, non solo in quanto al libretto stesso, ma quasi all'intera opera letteraria della scrittrice. Degli esempi:
«Anima inquieta, avrei dovuto seppellirti quando eri candida...»
«Una voce arpeggia armonie celesti sulle volubili ali del vento...»
«Chissà per quale mistero, ancora giungono a me mormorii di acque, voci di boschi, cinguettii d'uccelli, ancora l'eterno rumore delle onde del mare, il sibilo del vento, il frusciare lento delle palme...»
«Un silenzio antico... arriva da remote lontananze, da sconosciuti cieli, da fruscianti acque preistoriche, da bizzarri mormorii d'incantati boschi...»
«Insieme saliamo verso l'alto e c'involiamo per lontani lidi... Il volto offerto all'alito del vento, gli occhi chiusi, un'attesa struggente...»
«Era alle nuvole sparse e vaganti nel muto cielo che io gridavo: Stringetemi a voi, stringetemi a voi... ed anche voi, stagioni mutanti, avvincetemi al Tempo...»

Ecco, invero, un modo differente di creare liriche: la prosa di Flavia è poesia. Flavia ha viaggiato e continua a viaggiare in lungo ed in largo nel pianeta, ma ritorna sempre a rifugiarsi a casa, là dove è nata, sulle sponde del bellissimo Lago Maggiore, luminoso nel sole, luccicante ai raggi della luna, dove ella pensa, riflette, contempla, soffre, dove a volte si bea di splendida solitudine, e talvolta piange, sfrena la fantasia, e sempre scrive, ed il susseguirsi delle sue parole diventa musica.

Ogni volta: "Al suo incantato lago – Flavia ritorna e dice – che nel fruscio dell'onda – ancor sente una voce..."

Una voce compagna, una voce amica, un messaggio d'eterno e d'amore.

Recensione
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