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Il nuovo poemetto di Veniero Scarselli è liberamente ispirato al “Libro tibetano dei morti”, il cui titolo, ci precisa l’Autore nella premessa, potrebbe meglio essere indicato come “il libro che conduce alla salvezza dell’Esistenza Intermedia solo che lo si ascolti”. E’ proprio a questo punto della premessa, che come un lampo mi si è acceso un lontano ricordo. Il testo tibetano l’avevo sicuramente letto, credo nei primi anni ’50 del secolo appena trascorso, in una edizione curata da Giuseppe Tucci. Chi mi conosce sa che io sono agnostico, ma sempre ho trovato interesse per tutte le religioni e per la loro storia, perché credo che conoscere ciò che gli altri pensano, quello in cui credono, sia il primo dovere di chi si dichiari libero pensatore. Detto fatto, ho smesso di leggere Scarselli e, a furia di scartabellare fra i ripiani delle mie librerie, il testo tibetano è saltato fuori e, prima di proseguire nella lettura del poemetto, mi sono riletto il libro a cui l’Autore si era ispirato, apprezzandolo così ulteriormente nelle 17 lasse che compongono Diletta Sposa.

Ritengo che non fosse poi così scontato che un occidentale potesse compenetrarsi negli insegnamenti fondamentali del Buddismo avvicinandosi ad essi non con la solita supponenza eurocentrica, ma con uno spirito staccato proprio da quei traguardi del nostro modello di vita, sempre più materiali ma proprio perciò sempre più effimeri: Sai quanto questa piccola anima | che ondeggiava smarrita senza patria | nell’oceano spaventoso del cosmo | sia fiorita accanto alla tua scrive Veniero Scarselli alla “diletta sposa”, e questo è stato certo il bene | più grande che potesse accadermi | nella lunga mia vita corporale | .... | Ma un giorno dovrà pur venire | la tristissima ora del distacco | da tutta questa troppa felicità. Qui il timore dell’Autore è che i lacci che lo legano alle luci effimere del mondo lo distraggano nel distinguere la Luce vera dalle false luci, il timore che le luci del mondo | siano sempre le più seducenti. A questo punto i versi di Scarselli introducono la diletta sposa alla conoscenza dell’Esistenza Intermedia, dove ancora la mente si dibatte | .... | una vera tempesta di neuroni | che cercano disperatamente di rivivere | la vecchia vita di quel corpo morto e la invita in questo caso a ripetergli all’orecchio le antiche esortazioni dei Sapienti per riconoscere la via che porta alla nuova nascita, lasciandolo tornare nel Pensiero profondo dell’Essere | luminosa molecola fra le molecole. Nelle lasse del poemetto talvolta si riscontra questa terminologia scientifica accanto ad un impianto generale improntato alla massima spiritualità. Quasi una biografia dell’Autore, la sua firma.

Recensione
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