Etica e epica nella poesia di Veniero Scarselli
Gli strafalcioni e le volgarità gratuite che da decenni i
media diffondono con irresponsabile disinvoltura, ci rappresentano una realtà
virtuale che si autoproclama percezione di una realtà reale e porta non pochi
cittadini, ormai sudditi del mercato, a vantare pubblicamente la propria
ignoranza.
In questo clima gli adolescenti a loro volta scimmiottano
questa virtualità, a volte omicida, pensando che sia l'unico modo per dimostrare
di esistere. E' in questa situazione, così disastrata sul piano generale, che si
pone il problema di definire i contenuti, gli scopi e le
riflessioni che la poesia del tempo presente deve mettere in campo per cercare
una consonanza con la società e contemporaneamente reinserirsi in una
letteratura capace di rifon darsi. Capace cioè di trovare un collegamento tra la
lingua comunemente parlata e la lingua letteraria. Di fare insomma ciò che alle
origini fecero i poeti della Scuola Siciliana di Federico II e successivamente
l'Alighieri e gli altri fiorentini.
Di fronte a questa necessità che sarebbe logico chiamare:
emergenza intellet tuale, e con tanti poeti o presunti tali, che continuano a
stilare versi sul nulla o poco più, Veniero Scarselli continua la sua
sacrosante battaglia per restituire alla poesia italiana la letterarietà della
nostra lingua. Tempo fa, in un suo "Manifesto per la rinascita di una poesia di
valore etico" (Vernice 33/34) aveva tra l'altro scritto: "...è bello ciò che affronta importanti temi esistenziali in
una rilettura originale riuscendo a trasmettere in modo comprensibile,
convincente ed avvincente un messaggio universale di alto valore
etico-spirituale valido in ogni luogo e in ogni tempo."
Per mettere in pratica questa sua visione della poesia,
Veniero Scarselli ha sempre considerato come il più adeguato strumento, non la
poesia singola o la silloge, ma il racconto completo o, meglio ancora, il poema
epico. Se ciò era già evidente nei suoi precedenti libri, in quest'ultimo che
l'Autore definisce fiaba e che si legge tutto d'un fiato, ne è una conferma che
affascina il lettore dal 1° al 63° canto.
E' un poema che parla di
noi "umani" e del nostro grande abbaglio quando, scambiando l'essere con l'avere, abbiamo iniziato a recintare
i campi per dimostrare la nostra "proprietà" da salvaguardare anche con
l'omicidio. E poi abbiamo allargato il concetto occupando anche le "proprietà"
degli altri. E poi tutti contro tutti. Prima con la clava e poi con armi sempre
più sofisticate fino all'atomica. Interminabili, inutili, stupide guerre cha
dall'alba dei secoli arrivano ai giorni nostri. Tutto per il possesso di beni,
di energia, di potere.
E' fin troppo facile profetare che tutto finirà in modo
traumatico.A meno che qualcuno o qualcosa di "soprannaturale" non ci
prenda per mano e ci rinchiuda ancora una volta in un nuovo giardino dell'Eden.
Genesis è un poema che, se non fosse riduttivo il termine, definirei "di
fantascienza". Una fantascienza che ci racconta la nostra realtà purtroppo non
virtuale.
Invito tutti gli amici poeti e tutti coloro che amano la
poesia a non farsi mancare questo libro che considero indispensabile in ogni
biblioteca degna di questo nome.
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