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In un perfetto stile che si direbbe quasi teatrale, l’autrice “tratteggia”, come per lo sfondo di un quadro, scene di vita vissuta e quotidiana.

Ogni capitolo sembra, infatti, aprirsi e chiudersi con immagini e flash di taglio cinematografico (…”ricomposizione di due immagini in campo lungo” p.21), oltre che con citazioni letterarie di autori quali Biagia Marniti, Anna Ventura, Franz Kafka e molti altri.

Il mondo della protagonista, ex attrice teatrale che ha abbandonato le scene per dedicarsi alla famiglia, ha come perno centrale il proprio personaggio di “donna votata al sacrificio”, che prende improvvisamente coscienza di sé “oggi, il giorno dopo la giovinezza” (p. 9).

Tutt’intorno è quasi una danza di personaggi anonimi, come d’altronde lo è la protagonista stessa, ma ai quali essa si riferisce con degli appellativi quali “l’uomo del sacrificio” per indicare il marito- ombra, quasi assente e che le ha imposto la rinuncia alle scene, “la fuggitiva” per la figlia contestatrice, rinchiusa nella sua stanza un po’ prigione e un po’ sacrario, “l’amico” per l’ex compagno di teatro ed infine “l’altro”, “lo sconosciuto” dapprima e poi “il prescelto” e “l’eletto”, marito della figlia e amore segreto al contempo.

Solo la madre ed il fratello restano tali, quasi la loro figura non necessitasse di ulteriori appellativi, per il “peso” che essi ricoprono.

In quest’ottica, la vita della protagonista e del suo “entourage” appaiono vissute in parallelo tra le tre arti del teatro, della musica e della fotografia, mentre una sottile vena d’inquietudine percorre tutta la narrazione, costituendo lo sfondo per le riflessioni esistenziali della donna che, in un crescendo quasi vorticoso d’emozioni, va continuamente interrogandosi su quali siano davvero “le cose che contano”.

Facendo ciò, essa si mostra in tutta la sua condizione di essere umano combattuto tra le convenzioni derivanti dal prestigio sociale (…”fai come se nulla fosse stato” p. 54) e sentimenti reali quali l’amore per la figlia e per il fratello scomparso prematuramente.

Recensione
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