Quella di Fritz Zorn è un’opera per molti versi complessa e controversa.
Lo stesso autore è un uomo “lucidamente” tormentato dai ricordi di
un’infanzia e un’adolescenza comme il faut, vissute in una famiglia
perbenista della cosiddetta Costa d’oro zurighese, dove tutto scorreva troppo
tranquillamente e dove tutto era decisamente troppo borghese.
Proprio questa famiglia è vista dall’autore come causa prima delle sue
nevrosi, delle frustrazioni e non ultimo, forse anche del linfoma che lo sta
uccidendo.
Nel ripercorrere la propria vita, egli arriva anche ad analizzare il suo
problematico e a volte “scanzonato” rapporto con Dio visto come male relativo e
Satana, il ribelle quasi eroe che rischia, se troppo ammirato, di voler
rimpiazzare quel Dio suo nemico.
Senz’altro una visione “sui generis” ed alquanto originale della vita
rispetto ai comuni mortali, anche se le troppe “elucubrazioni mentali” rischiamo
di appesantire la narrazione, impedendone la giusta comprensione ed il
conseguente apprezzamento.
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