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Nel suo Quello che ancora non sai, Fosca Andraghetti apre il sipario sulla storia di quattro generazioni di una famiglia dell’Emilia contadina, i Morini, dagli anni ’20, alle lettere di Corrado ed Agnese durante la Seconda Guerra Mondiale, fino agli ultimi eredi, Valeria e sua nipote Alisa, che riscopre dopo anni di silenzio questa zia tanto misteriosa e a tratti quasi persa in un mondo tutto suo.

Il filo conduttore di tutta l’opera sono proprio le lettere dei nonni Corrado ed Agnese, rivelatrici di un sentimento che ha resistito alle brutture e ai dolori della guerra e con una duplice funzione: far scoprire ad Alisa “quello che ancora non sa” sulle sue origini e al contempo metterla faccia a faccia con i suoi “demoni” nel rapporto con il marito Robert, seguendo “l’esempio di come va vissuto l’amore quando non lo si vuole far morire”.

Inutile sottolineare come i veri protagonisti dell’opera siano anche i mittenti/destinatari delle lettere, Corrado ed Agnese, ma non sono gli unici.

Il loro mondo è popolato, infatti, da altrettanti protagonisti, come Anna e Pietro, genitori di Agnese; Quinto e Maria, genitori di Corrado; il povero Gino, fratello di Corrado, finito in galera per un crimine mai commesso e in seguito svanito nel nulla, creando attorno a sé un alone di mistero; per finire a Valeria, primogenita di Corrado ed Agnese e a sua nipote Alisa, con il marito Robert.

Tutti questi personaggi, infondo, sono protagonisti ben delineati e ben inseriti nel quadro funzionale della storia, tutti anelli di una stessa catena e quindi tutti dipendenti gli uni dagli altri.

Ai margini troviamo Marco, il primo marito di Valeria; Matteo, il suo attuale compagno; il vecchio Oreste, l’amico-confidente e Fabrizio, la nascente passione di Alisa che  insieme contribuiscono a far emergere ancor più queste due protagoniste femminili, rendendole le donne che sono.

Trovo lo stile altrettanto interessante, continuamente in bilico tra passato e presente, tra flashbacks su un mondo ormai lontano e improvvisi ritorni, in un linguaggio concreto e chiaro nella sua semplicità.

Recensione
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