Teatr/azioni
Con Vincenzo Lauria lavoro da
anni per la multimedialità della poesia, dando vita al progetto Oltre infinito
elaborato in quattro plaquette autoprodotte motivo di video e performances.
Vincenzo Lauria che in diciotto anni di scrittura e più, si è deciso ora a
pubblicare (dopo aver avuto tangibili riconoscimenti sull’inedito) è da indicare
come il trovarsi in poesia e nel suo valore voglia tempi lunghi di riflessione e
di umiltà.
Le sue Teatr/azioni di cui si mette al centro pur nascosto da quella
fuliggine nell’aria, nel tutto, retroscena, ci narrano la sua visione
dell’umanità, dissacrata da una verità di fondo che esce fuori dal reale
conclamato. Infatti il compito della poesia è proprio questo, vedere col terzo
occhio come stanno le cose dando forma armonica ad un pensiero realisticamente
scevro da mistificazioni . E nel cercarsi in questo fa di sé teatro entra
nel vivo delle parti per capire e capirsi. Quello che ci dice è vero, abbiamo
maschere e drappeggi, viviamo sul boccascena dove si allontana il sottofondo e i
sipari sono pronti per accogliere le entrate e le uscite spettacolari. Gli
inchini sono all’ordine del giorno e anche le gags, le pagliacciate in contrasto
al valore dell’impegno per uno spettacolo di senso armonico che lasci pensare.
Ed è nell’entrare e nell’uscire continuamente nella parte teatrale che Vincenzo
mette in gioco il suo essere in modo anche pericoloso (a scontar di
verità la penitenza) che comporta il coraggio di sapere fino in fondo “da
che parte stare”. Lui lo sa e noi lo sappiamo con lui , diradata la nebbia delle
sovrapposizioni fino al chiarore, pur se non pioveranno fiori / anche
stavolta / e sarà forse il plauso / del pubblico mancante. Tutto questo
accompagnato dalla musica interna al testo che potremo definire dissonante come
i contemporanei suoni d’un concerto per assoli che tende con le sue stringhe ad
armonizzarsi nel globale fino a che si chiuderà l’atto / per un venirsi
incontro / camminarsi / nel buio delle ombre.
Ho ritrovato nel leggere i
testi, esperienze comuni, come il video per Ofelia che fu un disegno scolorato
nell’acqua e gli accenni a scenografie performative essenziali. Si ascolta dalla
lettura la frequentazione col teatro come spettatore e come interprete ma in
ascolto dell’insieme perché si vive e si assiste ad azioni teatrali senza mai
sapere fino in fondo quali gesti sono spontanei. E’ una ricerca accurata che non
si ferma all’osservazione ma è una percezione che si fa parola per sentirsi a
fuoco. E la scena vissuta si fa carne in un turbinìo da Monte Calvo dove il
confine tra l’umano e l’oltre si fa ancora e ancora dis/umana.
Ma tutto detto in poesia si fa
leggero, ironico , velato da una malinconia che è la sensazione di qualcosa di
perduto e la sinossi dice / una favola per adulti / le parole del troppo / di
schegge allo specchio / le ascoltano le dis/memorie / sedute a bordo palco / prima
che sia sipario. A Vincenzo Lauria che si presenta prologo di un percorso
scrittorio, auguro lungo e denso piacere nel fare, una poiein che lo salvi
dentro la pienezza della vita.
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