Nel corposo volume di Fabio Franzin
Muchio
e spine (Mus.cio e roe”) l’autore raccoglie in termini dialettali pensieri e
sentimenti che attengono ad altrettanti richiami verso un mondo di costumi e
linguaggi paesani, carichi di ricordi e nostalgie.
I testi, densi e profondi di realtà
passate, ma non scomparse, vengono richiamati ad una testimonianza di valori ed
immagini che Franzin ricupera con nostalgia.
Il volume si compone in diverse sezioni,
che descrivono nature e personaggi ormai usciti di scena, i quali restano fonti
ora corali, ora intimistiche di vicende radicate nel profondo di immagini di
realtà tramontate.
L’autore si diffonde su condizioni di vita,
persone e paesaggi che traduce in sezioni di elegia e nostalgia, talvolta un po’
insistite e tuttavia portatrici di messaggi che confortano l’anima, mentre
pacificano i chiaroscuri di una realtà ormai in transizione.
La raccolta, molto densa, si sofferma
liberamente su piccole storie e larghe immagini di un passato che Franzin
ritrova e che il dialetto, pur precariamente, trattiene, mentre alla traduzione
in lingua italiana si aprono sentimenti altrimenti difficili da discernere nella
terminologia narrativa.
Il
lettore (anche estraneo al localismo espressivo) viene aiutato con naturalezza
ad apprezzarne il prezioso giacimento linguistico e a farne proprie le intime
virtù raccolte in “storielle e quadretti” che trovano rispondenze autentiche con
la sensibilità del narratore-poeta.
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