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Certamente si colloca tra le opere di narrativa, questo stimolante libro di Renzo Cremona, perché in ultima analisi vi si narra una storia o un insieme di storie – ora più articolate, ora brevissime, ora istantanee – utilizzando la forma della prosa: spesso secondo quella particolare categoria definita o definibile, all'anglosassone, "stream of consciousness" o flusso di coscienza, dove la realtà fattuale viene portata sulla pagina esclusivamente tramite la concatenazione dei pensieri del protagonista. Certamente è narrativa, quindi, e tuttavia alcuni capitoli e brani di capitoli sono così densi e racchiusi, così compiuti in sé da evocare indubitabilmente l'idea di piccoli poemi in prosa, non tanto per le loro qualità liriche - la dolcezza sentimentale o l'immagine suadente sembrano non essere affatto un interesse preminente dell'autore - quanto per la loro capacità di catturare in poche righe un microcosmo di vasti significati, potenti allegorie, sottili suggestioni e drastici rimandi.

Si tratta pertanto di un libro dove i confini tradizionali tra i generi vengono meno, non perché scardinati (non c'è infatti vera violenza, né eversiva né ribelle) ma perché, in tutta naturalezza e semplicità, dissolti. Cremona sa il fatto suo e padroneggia adeguatamente la materia e lo stile, dando spessore ad una sorta di limbo metafisico dove le immagini hanno sempre il profilo capovolto dei negativi fotografici e nel quale non solo il tempo e lo spazio, ma anche la stessa percezione e la stessa coscienza sono in qualche modo distorte e sospese, allucinate e sviate. C'è una luce notturna in questi scorci di esistenza, un bagliore ingannevole ma non ingannatore, infero perché inquietante e non perché intenzionalmente malvagio: un ossessivo e ciclico spaesamento dove il viaggio, il cammino, i passi, le impronte - elementi ricorrenti in queste pagine - non portano altrove, ma solo più a fondo d'un destino che è, soprattutto, un pertinace mistero. Dal giorno si spalanca il buio, le chiavi del futuro sono molte ma spezzate, le testimonianze su quanto accaduto discordano: "possibile che la vita sia tutta qua?" si chiede ad un tratto uno dei personaggi. Sembra una notte senza fine, non lo è: al termine del libro, inattesa, la luce riappare, con il risultato di lasciare tutti "senza parole". Per meraviglia e sollievo o per accecamento e vertigine?

Recensione
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