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E ci sono angeli
In questo libro di Maria Luisa Daniele Toffanin si
ritrovano tutte le migliori caratteristiche della sua poesia: lo stile
personalissimo, il tessuto lessicale originale e riconoscibile, la capacità di
fondere il dato emotivo e la solidità del pensiero, la dimensione etica
(l’”etica stella” che ricorre in tutte le sue sillogi) a fondamento di ogni
considerazione e proposta, la forte aspirazione educativa nel senso migliore del
termine. Caratteristiche che hanno contribuito a fare, di ogni suo libro, non
una semplice raccolta di testi, ma un tutto unitario e organico con una indubbia
coerenza e ragion d’essere.
Gli angeli di cui si parla adesso sono coloro i
quali, in una catena luminosa che attraversa il mondo, si occupano dell’infanzia
abbandonata, predata, violata, cercando di restituirle condizioni minime di
umanità. Un dramma del quale noi facciamo fatica a renderci conto, perché il
bambino abusato – nei tanti modi in cui si può abusarne, elencati qui
minuziosamente – è, per la nostra esperienza, fortunatamente un’eccezione. Ma in
troppi luoghi e paesi del mondo tali abusi sono invece una regola mostruosa.
Ecco dunque che il canto di speranza per gli angeli – che non hanno ali, ma
gambe e braccia e “mani fiorite di rispetto” per lavorare sodo, e un sorriso per
ciascun bambino come dovremmo avere tutti noi – contiene sì un accento positivo,
ma non può evitare di ricordarci che l’orrore esiste e stronca innumerevoli
esistenze nel loro fiorire. Beninteso, l’autrice non sogna impossibili paradisi,
non vagheggia la scomparsa utopica d’ogni iniquità e ineguaglianza: basterebbe,
ci dice, renderci conto che ciascun cucciolo d’uomo è un essere umano a tutti
gli effetti, e non un oggetto, per restituirgli la dignità. Basterebbe
comprendere questo, innescando una nuova mentalità, perché la pietà aiuta ma non
può essere sufficiente.
Le note introduttive di Mario Richter e dell’Abate di Praglia Norberto Villa (che rileva il “cuore di mistica” dell’autrice in questa
“somma prova che attinge il vertice della poesia e della spiritualità”) ben
focalizzano il senso e il valore di un libro di rara intensità etica ed emotiva.
Maria Luisa Daniele Toffanin imprime il proprio sguardo sull’“infanzia-dono”,
“scrigno magico di primizie”, “patrimonio cucciolo per i passi della specie”,
“epifania divina”, “forza salvifica dell’umana gente”,
“riflesso-premura-vincastro di Dio | per chi procede sulla terra”. Urge “una
rete d’amore tesa ovunque”, sradicando l’indifferenza apatica e “colmando
voragini inique”. L’infanzia infatti è “cuna di nostre memorie
| iterate in
forme nuove”, mentre invece i “nuovi erodi” favoriscono l’agonia del mondo. Ma
ci sono appunto gli angeli, una “alata coalizione” che oscura “l’anima bruta del
mondo” aiutando ogni piccolo uomo “a farsi identità unica”.
Totale il cambio di
registro, ma non di prospettiva, nella terza sezione dedicata al primo anno di
vita di Giulia, nipotina dell’autrice: una scoperta della vita che funge anche
da ri-scoperta per chi è adulto. Sono poesie tenerissime, al contempo lievi e
dense di senso, delicato omaggio e tramite di speranza: in Giulia, come in ogni
giovane vita, tutto si compie e realizza. E allora ecco l’infanzia “germoglio di
Dio sulla terra”, ecco il “sillabario | di ricordi piccini” che “le nostre
infanzie avvicina | oltre le stagioni della vita”. Si rinnova una maternità mai
dimenticata di fronte a questa bimba e ad ogni suo sguardo “voce di un pensiero
appena pensato”. In lei, allora, si affacciano tutti “i bambini del mondo
| con
uguale particula | d’azzurro nell’anima | colore-premessa-promessa | di un
vivere felice”.
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Recensione |
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