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Siamo costretti, occupandoci di questo volume, a confessa re l'imbarazzo che ci prende di fronte alla consapevolezza di quanto sia difficile delinearne l'argomento in poche righe senza fuorviare il lettore, senza cioè indurlo ad aspettarsi un genere letterario definito e prestabilito. Perché è un libro-diario di viaggio, sì, consistendo (almeno sotto il profilo formale) nelle quotidiane note – con le relative, legittime, gustose divagazioni di carattere anche narrativo – prese dall'autrice nel corso d'una breve vacanza in terra d'Austria, precisamente nel borgo medievale ricordato nel titolo; ma è anche un saggio su alcuni aspetti focali dell'opera di Ezra Pound, che viene evocata a seguito delle riflessioni indotte dal confronto con i caratteri del luogo e degli abitanti, e soprattutto è un documento di eccezionale attualità, poiché si addentra nell'esame e nella sollecitazione di tematiche – appunto quelle fondamentali, pur se assai poca ricordate, negli scritti del grande poeta e pensatore americano – poste all'incrocio tra società, economia e politica, intesa come arte del "buon governo" e retta amministrazione della res publica. Né sarà inutile ricorda re, a proposito di quest'aspetto e per completare il quadro d'insieme, come la cittadina di Gmünd si trovi ai confini della Carinzia, regione recentemente assurta al vociare delle cronache nostrane per ragioni, almeno in prevalenza, di polemica preelettorale... lo rammentiamo poiché, nonostante la prima stesura del libro risalga ad alcuni anni addietro e sia quindi precedente alle odierne diatribe, i temi di cui tratta sono invece fecondissimi quali stimolo su questioni che ogni giorno sono oggetto di dibattiti, elzeviri, articoli di fondo, convegni e tavole rotonde, ma quasi mai sanno scrollarsi di dosso l'enfasi vana della contrapposizione fine a se stessa e – in definitiva – della cronaca, anche qui, effimera e spicciola, fatta di parole prive di reale sostanza.

Difficile, per il recensore che non disponga di intere pagine, è dare conto con puntualità del modo in cui l'argomento entra nel vivo e si sviluppa attraverso un cumulo di numerose, sottili e acute osservazioni, tanto è abile l'autrice a costruire l'edificio delle sue tesi (che hanno, per loro stessa natura, anche il valore di possibili proposte) senza pedanteria né forzature, in un mirabile equilibrio di complessità e fruibilità. Forse soltanto una personalità al tempo stesso di studiosa, saggista, narratrice, poetessa – talenti uniti ad una propria visione critica del momento storico – poteva dar vita ad una sintesi felice di più generi che, senza mai perdere in leggibilità e persino in godibilità letteraria, consiste tuttavia soprattutto di idee: merce rara in un panorama editoriale dove non mancano certo le valide opere dell'ingegno ma sono, invece, inconsueti e preziosi gli stimoli alla riflessione concreta e propositiva al di là del mero ripiego esistenziale e individualistico. Rimane ora la curiosità di vedere se un libro come questo, che alcuni hanno già identificato come un testo capitale del transito di secolo, riceverà l'attenzione che dovrebbe spettare di diritto a chi si fa carico di mettere le proprie doti creative e in tellettuali al servizio non d'una causa di parte, ma a disposizione e beneficio di chiunque desideri accettare la sfida: che non è affatto la battaglia contro una posizione o l'altra, quanto l'invito a sfuggire alla banalità di tutte le posizioni per guardare costruttivamente a cosa può attenderci, come Italia e come Europa, di là dell'attuale guado.

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