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La feconda attività poetica di
Ferdinando Banchini. si
arricchisce di un nuovo capitolo, intitolato Luoghi e pubblicato da
Laboratorio delle Arti di Milano. Si tratta di una silloge (introdotta da
Domenico Cara) di appena tredici poesie, ma il volume si presenta ugualmente
benissimo sia per il particolare pregio della veste tipografica, sia per la
scelta di arricchirlo con le riproduzioni di dodici opere (tre a testa) degli
artisti Alfredo Cifani, Salvatore Fratantonio, Carmelo Micalizzi e Marisa
Pezzoli. Il risultato è qualcosa che somiglia più all’elegante catalogo di una
mostra che ad un semplice libro di poesie: le quali hanno però tutte una loro
autonoma e profonda ragion d’essere, coerente con il precedente percorso di B.,
ricche d’intuizioni e meditazioni sul senso della vita e del trascorrere (“ad
inseguire il tempo che c’insegue”).
Una scrittura tesa tra le ragioni analitiche
dell’intelletto (già nel testo d’apertura, non a caso intitolato “Poetica”: “Ho
cercato, indagato, perseguito | sotto il saldo visibile il rischioso | irrisolto
invisibile, ma vero | ... | Ho risalito l’ardua realtà | per trovare nell’unico
il molteplice, | l’universo nel limite del singolo, | nel più intimo io quello
di tutti”) e l’abbandono alla Bellezza, appellata “casta sovrana del mondo”. Ma
anche una parola che sa farsi delicatamente limpidissima, come in “Ultimi doni”
(“Ma il sole è nuovo, oggi, e lieve è l’anima”, con quanto poi segue), e anche
traboccante d’amore (“E in me tutto è consenso, fervente pienezza d’affetti”): e
proprio l’idea di “dono” permea tutta la breve raccolta. Il pensiero, e lo
sguardo, sono già rivolti al dopo, consapevoli però di non dover temere
alcuna contraddizione poiché l’esistenza è tutta un “Alternare e convergere”:
“su un unico cielo si distendono | il levante e il ponente, di un’acuta
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dolcezza entrambi colmi”, in quanto “unico è il fervore che le accende
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il respiro solenne della vita | che le nutre, infinito”.
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Recensione |
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