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Drìo la mùsica del vento
Libro bilingue, con ciascuna
delle ventinove poesie presentata nella doppia versione Italiana e
veneta-vicentina: noi, per praticità di trascrizione, citeremo dalla prima, pur
concordando con chi predilige l'accattivante, e spesso superiore, espressività
musicale della "lingua madre".
Il prefatore Fulvio Castellani evidenzia la
"freschezza congenita" e la "carica emotiva", la grazia e la "composta eleganza
formale", le "vibrazioni di un cuore quanto mai sensibile”: sono, riversate in
parole, le stesse caratteristiche che si ritrovano nell'autrice in quanto
persona, come può testimoniare chiunque abbia la fortuna di conoscerla.
La sua
poesia, allora, non è che una conseguenza della sua anima, tra natura e ricordi,
tra sogno e concretezza del vissuto. Il dolore di chi soffre la la rattrista, la
gioia altrui la consola, la fede le infonde la speranza di un mondo dove l'amore
vinca sull'odio: vorrebbe poter asciugare le altrui lacrime, far proprie le
altrui pene, in uno slancio altruistico che scaturisce spontaneo e sincero.
Ritroviamo temi cari all'autrice: primi tra tutti il ricordo dell' “umile mondo”
della sua infanzia, tra “attimi fatti di nulla / ma colmi di tesori” e la
memoria del padre e dell'amatissima madre, che serviva in bottega "con le guance
rosse / dalla gioia”.
Lo scenario è la sua Vicenza (evocata in un sonetto
perfetto) “culla di giochi e ricordi bambini", quando "per ogni poco si
ringraziava il cielo" e si apprendeva, dalla famiglia, “il valore dell'amicizia
e della bontà”, della condivisione, dello stare insieme. Sa di aver donato agli
adorati nipotini "stravaganze / fatte di tenerezze”, ma sono proprio quelle
"cose da poco" che uniscono e maturano i cuori. Non nasconde malinconie e
dolori, le "ombre dolorose spinte nel profondo" che toccano tutti, ma il suo è
comunque un canto alla vita, "all'aprirsi / di un fiore tra le ortiche",
"all'alba nuova / luce di Dio del mondo", così come ai "baci tuoi, la notte, /
che sanno di primavera", rammentando quando “bastava la giovinezza / ad
allungare i nostri passi”
Rispetto ad allora si sente
pianta infreddolita, ma trova conforto nel "calore della tua mano / che ancora
cerca la mia" e in quel semplice avverbio - "ancora" – si riassume il miracolo
di quell'amore duraturo che l'esistenza le ha donato. Qui in terra, ma lo
avverte anche sopra di lei: si sente infatti "parte del Tutto / che da lassù mi
ama", Per naturale conseguenza, adora animali, e natura, protagonisti di alcune
poesie che sembrano piccole fiabe: basta poco a colorare le ore, ad allontanare
le nuvole... raccoglie un uccellino e "il mio grigio spento / si confonde con il
biondo / di un piccolo ciuffo d'oro / che mi racconta del sole". Vede se stessa
come "una foglia che cade / e vola seguendo il vento", pregustando un approdo di
quiete e di luce "fra sentieri / profumati di cielo”.
Sogni e ricordi, anche
quando “mascalzoni”, mantengono il loro incanto: la vita, a qualsiasi età e pur
se il cuore "si acquatta e raggrinzisce", è un gomitolo lungo il quale avvolgere
gli uni e gli altri. Una visione, quindi, strenuamente positiva, consapevole che
“dopo il disastro / di un uragano / sempre l'erba ci mostra / un nuovo fiore".
Molto bella, infine, l'immagine lirica su cui il libro si chiude: “mi
attenderanno, stasera / i fiori della luna, che / s'aprono la notte / inebriando
/ di luce tutta d'oro / il gatto nero che miagola / a una gattina innamorata”.
Perché il buio non è mai davvero tale.
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Recensione |
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