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L'universo parallelo degli acquatici
Veniero Scarselli
è uomo di scienza che, ad un certo punto della vita, ha
scelto d'appartarsi tra i boschi appenninici per dedicarsi totalmente alla
riflessione e alla scrittura poetica. Dal finire degli anni Ottanta ha
pubblicato una quindicina di libri, tutti concepiti come poemi filosofico-narrativi, fortemente immaginifici, affabulatori e visionari. Chi,
come noi, li ha letti quasi tutti, non si stupisce ovviamente più, ma si limita
ad compulsarne e ammirarne il valore. Perché pur nella fedeltà ad uno stile, una
struttura e una forma ormai caratteristici e testati, va detto che l'autore non
si ripete: il suo pensiero evolve, si amplia e si arricchisce, non per rimettere
in discussione le conclusioni acquisite ma per allargarne le implicazioni e le
diramazioni. Dopo Ascesa all'Ombelico di Dio, del 2012, che arrivava a
confrontarsi addirittura con il modello dantesco, diventava oggettivamente
difficile spingersi oltre: la fantasia di Scarselli ha trovato il modo di farlo.
Siamo arrivati all'estremità della nostra cosmogonia? Bene, è necessario trovare
un posto dove spingersi ulteriormente. A tale scopo lo soccorre la fisica e, in
particolar modo, quella fondamentale branca che è la Meccanica Quantistica,
teoria dell'infinitamente piccolo che permette (tra le altre cose) di ipotizzare
matematicamente – e in fisica teorica una ipotesi matematica è già una
quasi-realta – l'esistenza di universi paralleli, copie-varianti del nostro.
Eccolo, l'ambiente del nuovo poema: un universo parallelo nel quale rimettere in
discussione i mondi della Metafisica e della Fede.
La vicenda inizia dove
terminava l'avventura precedente, con il poeta che si allontana dal ventre-utero
di Dio, al quale era asceso, per tornare alla vita "tanto familiare e attraente /
di innocente peccatore". Ma gli si spalanca un Regno Acquatico, nel quale lo
accoglie "una Presenza Femminile" che gli farà da (ennesima) guida. Per prima
cosa, confuta le convinzioni del poeta riguardo al divino traguardo da lui
conseguito, spiegandogli come si sia trattato di mera illusione instillatagli
dalla Grande Madre Acquatica e ammonendolo sul fatto che "ogni strada /
proveniente dal Mondo delle dee / e infinita". Nessun traguardo, nessuna meta,
nessuna Gran Destinazione: solo il cammino o, meglio, solo "uno stadio nel tuo eterno avvicinarti / ad una meta che continuamente / s'allontanava e tuttora
s'allontana". In questo universo il Massimo Bene è l'Acqua: la Donna lo invita a
farsi "partecipe / del perpetuo divenire del mondo / come singola obbediente
molecola / fra obbedienti molecole acquatiche". Nessuna placenta cui tornare e
saldarsi, ma un Amnio "sconfinatamente più accogliente" che genera la vita
agglomerandone meccanicamente i componenti. La disputa tra il poeta, che afferma
il valore dell'Io e del Dio cristiano, e la Donna Acquatica che lo nega a favore
dell'Onnicapienza indistinta della Grande Madre Acquatica, non trova mediazione.
Lo assale il ribrezzo per "questa infinitudine / fatta di molecole fantasma /
troppo simile all'orribile Nulla", dove l'idea e l'essenza di Dio si riducono a
"mera acqua d'un acquario / senza fine ne principio" e dove manca ogni autentico
vitalismo: "dov'è la gioia del corpo, / la forza dell'amore, l'esplosione /
della carne, sì anche la lussuria, / culle d'ogni bene e bellezza?".
Scarselli
afferma la vita contro la freddezza della scienza, quand'essa riduca il tutto a
"labile colla / di qualche elettrone e fotone". Il dialogo è irrealizzabile e a
tratti sprezzante: ciascuna delle due voci afferma e sancisce la propria
visione, assoluta nel proprio universo, ma relativa o inaccettabile per
l'interlocutore. Ribadita tale "inattingibilità del Vero", nel finale (con
piccolo colpo di scena) il poeta sembra rassegnato al venir meno dell'Idea che
lo guidava, l'ambita Gran Destinazione con la sua Altissima Luce. Sarà davvero
cosi? In fondo, se quello degli Acquatici è davvero un universo parallelo,
allora ce ne saranno infiniti altri...
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Recensione |
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