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Compongono il volume di Lucio Zinna, Trittico clandestino, tre racconti accomunati da unità di ispirazione e di stile.
Un passo nel mistero, dunque: un tentativo discreto, timido, delicatissimo, di andare ‘oltre’: questa mi pare l’ispirazione di fondo del libro. Nel primo racconto (“Tra inverno e primavera”), un giovane impiegato improvvisamente trasportato dal grigiore di una vita banale al fulgore di un grande amore; ma la protagonista della bella storia scompare. Chi era? Chi si nascondeva dietro di lei? La ricerca della sua identità si muove in un terreno misterioso: la ragazza sembra identificarsi con una sua omonima, morta alcuni anni addietro. È possibile? Qualche elemento sembra suggerirlo: il ritratto della ragazza morta, come appare sulla sua tomba, oltre a somigliare molto alla protagonista della storia d’amore, porta sul petto un cammeo identico a quello che il giovane le ha regalato. Dunque, il piccolo impiegato è partecipe di una storia miracolosa, o si tratta solo di una serie di coincidenze? Tutto può essere. Resta, comunque, la realtà di un’esperienza non comune, in cui dalla banalità del quotidiano si passa alla luce dell’avventura: un’esperienza inquietante, forse; ma certamente degna di essere vissuta. Nel secondo racconto (“Dal ‘Trinacria’ ai ‘Rotoli’”), la ricerca della tomba dell’eroe rumeno Balcescu è accompagnata da tutta una serie di fatti che sembrano evocare presenze che vanno oltre la semplice realtà materiale. Anche in questo caso, non ci è dato di sapere esattamente se si è trattato di piccoli miracoli, o di una serie di coincidenze; è certo, tuttavia, che un particolare clima è stato evocato; che la sensibilità dei protagonisti di questa storia è stata sollecitata a captare alcuni segnali che vanno ‘oltre’. Misteriosa, ancora, la vicenda e la figura dell’“Uomo cane”, il barbone di Mazara del Vallo che, comparso un giorno, all’improvviso, chi sa da dove, conquista i suoi ospiti con la dignità del suo comportamento, e mostra una personalità tanto interessante da suscitare in qualcuno il dubbio che dietro le sue spoglie di mendicante si nasconda il grande Ettore Majorana. È, questa, una supposizione giusta? O si tratta solo di una fantasia? In fondo, non ci preme saperlo. Non è infatti l’eventuale sbocco di queste storie, che ci affascina, ma il loro percorso misterioso, sostenuto da una scrittura nitidissima, e da una costante tensione alla poesia. |
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