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Pensieri Nomadi. La Poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin
Silvana Serafin è docente ordinaria di Lingua e Letteratura ispano-americane
presso L’Università degli Studi di Udine. Oltre a ricoprire numerose cariche
istituzionali e a dirigere programmi di ricerca numerose cariche istituzionali e
a dirigere programmi di ricerca ministeriali, del CNR e regionali, è Presidente
di “Oceano-Centro internazionale letterature migranti”, dirige riviste e collane
italiane e fa parte di consigli scientifici di riviste e collane internazionali.
Appassionata ricercatrice, si occupa di cronachistica delle Indie, della
letteratura tra fine Ottocento e inizi Novecento, contemporanea, di genere e
delle migrazioni. Numerosi sono i volumi da lei pubblicati (monografie,
curatele), saggi, articoli, note e recensioni, apparsi su riviste nazionali e
internazionali.
Il libro che si va a recensire è un saggio sull’opera di Maria
Luisa Daniele Toffanin e, come viene spiegato nell’editoriale a cura di Daniela
Ciani Forza, è suddiviso in tre sezioni e concluso da un’appendice. Nella prima
sezione Silvana Serafin presenta in linee generali il mondo poetico di Daniele
Toffanin, spiegando che la poetessa padovana “nell’ambito della poesia
contemporanea italiana offre un contributo originale e di sicuro interesse.
Originale non esclusivamente nel senso romantico del termine, ma ‘di origine’,
in quanto essa trae la propria specificità dall’interno di sé, dalla paideia
individuale. Originale, infine, perché rompe il ‘silenzio’, fa sentire la voce
dell’anima…”. Passa poi, dopo aver delineato i vari impegni culturali della
Toffanin, adempiuti anche in collaborazione con personaggi di primo piano del
panorama letterario nazionale, a tracciare un profilo critico delle opere della
suddetta poetessa (Dell’azzurro ed altro, A Tindari da un magico profondo, Per
colli e cieli insieme mia euganea terra, ecc.) sottolineando ulteriormente come
la stessa sia animata da una passione che la porta “a manifestare, attraverso
i simboli, i segni dell’anima”, in un viaggio semiotico che “fissa inquietudini
e certezze, sperimentate tra luoghi fisici ed affetti personali, sino a
scandagliare problematiche metafisiche alla ricerca del significato della vita”.
Nella seconda sezione vengono riportate tre interviste, tre “colloqui” in cui la
Toffanin spiega le motivazioni che l’hanno spinta a poetare. Motivazioni che,
come s’è detto, affondano le loro radici in una esigenza interna, da cui
scaturisce una poetica in grado di comunicare “un piacere estetico”, che non è
però esclusivamente artistico, ma è vincolato al concreto della vita e della
natura. Punto di partenza è il mondo dell’infanzia, la casa con i suoi
ancestrali valori, gli insegnamenti materni, definiti da Daniele Toffanin la sua
“stanza bassa” e da cui si originano le altre tematiche a connotarne di
ulteriori attributi, e di alto lirismo, l’esperienza poetica: l’incanto per la
natura, il senso della vita, il dolore dell’esistere, il fluire del tempo, il
valore dell’amore e dell’amicizia. Una poesia profonda e densa di significati,
quindi, giustamente valorizzata, come si può leggere nella terza sezione del
libro, dai tanti apprezzamenti di critici autorevoli, appartenenti al mondo
dell’accademia e della cultura letteraria, quali Bino Rebellato, Andrea
Zanzotto, Sirio Guerrieri, Giovanni Ponchio, Graziella Corsinovi, Emilia Perassi,
Norberto Villa, Paolo Ruffilli, Mario Richter: tutti concordi, pur con sfumature
e angolature diverse, nel riconoscere alla Toffanin l’intima nobiltà dei
concetti, l’intensità dell’ispirazione, la bellezza e la musicalità del
linguaggio.
In appendice è riportata una silloge della Toffanin, “Da traghetto a
traghetto per non morire”, in cui la poetessa parla di un viaggio, nel mare,
dove affronta i marosi e sperimenta gli abissi, ma è illuminata anche dal
brillare della luna e del sole. Un viaggio che è metaforico ed è ricerca
dell’autentico significato della vita e riscoperta dell’amore: un amore cosmico,
che sa d’eterno ed è intima unione del creato col divino. È, questo di Silvana
Serafin, un saggio molto profondo, scritto in un linguaggio rigoroso, ma nel
contempo raffinato e di piacevole lettura, che presenta in modo assolutamente
chiaro ed esaustivo l’arte poetica di Daniele Toffanin, rimarcandone con
efficacia la notevole valenza letteraria.
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Recensione |
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