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Foglie
...in questa solitudine invasa
qui provo a parlare
con la pagina vuota .
Nella poetica di Maria Grazia è presente la natura in
tutte le sue forme. Una natura col sembiante di persona. I suoi
alberi parlano: sono uomini con una storia alle spalle. Il poeta vive
i suoi silenzi; sono presenti come anime le fronde immobili, le foglie
dalle verdi venature; luoghi di un tempo lontano con una presenza ora
non presente anche se solo fisicamente presenza che colmava i
desideri di Maria
Grazia; ricordo forte di attimi eterni di vita. dai luoghi: Carpineta,
Poranceto. Il verde.Vita che
traeva ossigeno.
Il
verde e ventoso, Appennino
dove
per anni trascorreva il periodo estivo. La natura tende le sue
braccia a ventaglio con i suoi colori e i suoi
odori completando il forte legame affettivo con
Luciano. Il nome non compare ma è forte la sua
presenza, nella lontananza forzata: il suo giacere
a lungo in un letto d'ospedale e il susseguirsi di
visioni di letti bianchi e ancora altri ... Lei
guarda il prato "...
e tutto l' ingorgo di verde ..."
Cosa può colmare il vuoto? " Il melo davanti
quasi morto / drasticamente potato / ha rami vigorosi / e
frutti presto pronti da gustare ... Fuori
inghiotte l'aria e l'arroventa / il sole / incenerisce
memorie". Nel silenzio davanti a un camino spento, ricordi
tristi
ma
caldi come abbracci e poi lo squillo del telefono; la voce che consola; un'assenza non voluta. Però il poeta anche nel sonno
cerca... un sogno che non può essere spartito. Tutto come prima ma la sensazione è diversa. Presente: gli alberi,
gli animali, il bosco. I compagni di Maria Grazia ora: il
diospiro, il fico, l'albicocco, l'oleandro, il rovo, il
tronco. Sono anime: le loro braccia non cingono il poeta ma
illuminano quel buio di assenza che lo circonda. Scorrono le stagioni e parlano
le foglie in bilico prima di cadere. Sempre presente l'Appennino che "carezza il tramonto di vite vitali ancora nell'ultimo lume del
crepuscolo". Poi vengono
gli uccelli, orfani di
madre, col piccolo becco
aperto.
Una
gabbia
può proteggere un'uccellino ma lo priverà del cielo. Non è vita senza
libertà. Il poeta attende; cerca uno squarcio tra le
nuvole grige.
Oltrepassare
"la siepe dei giorni" e slanciarsi nell'aria
con più tardivo
volo..". In questi versi
scorre la
vita di
Maria Grazia come
lo scorrere delle stagioni. L'inevitabile sopravvenire del buio, delle ore. Buio perché da soli ci vuole più tempo per
il ritorno di un bagliore di luce. Gli occhi, vigili al prolungarsi dell'ombra, cercano un'occasione per soffermarsi. Quello che non si
vede resta al sogno. Ma il poeta ama la vita e cerca di uscire dalla
penombra attraverso l 'avvicendarsi delle stagioni.
A
giugno
"il
papavero nuota tra il biondo / l'aria sa di fragole ..." E'
sempre la natura che offre un compenso e la notte del poeta, la sua notte è un
silenzio di stelle". Ritornano poi ancora "nuvole barocche
in luce pronte a tramontare / nell'ottobrata acerba". Però negli
occhi, "una magia gli ultimi colori". Tutto diviene memoria che
consola: questo verde, i pini , il bosco e poi , anche il violino: "so di miele e di resina /
che mani attente abili amorose / lungamente/
hanno sfiorato / e quando s'apre il sipario / sul mio legno /
suono la foresta che sono / sublimata".
Il sostegno del poeta: la poesia che sprigionata dalla
penna e dal cuore si fa vento:
"Ascoltami
di notte /
quando
arie antiche canto".
Firenze, 22
maggio 2020
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Recensione |
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