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Orfeo in Fonte Santa
“Si parte da lontano per arrivare
in Fonte Santa un’area boschiva a settecento metri di altitudine presso S.
Donato in Collina, a pochi chilometri da Firenze, denominata anche Costa del
Sol, quasi unica per la presenza di una flora tipica del litorale che si
conserva alimentata dalle correnti che giungono lungo il corso dell’Arno.
Importanti testimonianze ci dicono che questo territorio è sempre stato abitato
dall’uomo: qui ci sono molti reperti archeologici: in particolare il “Sasso
Scritto” una iscrizione di caratteri etruschi che segnava il confine della
giurisdizione amministrativa tra Fiesole e Volterra. Fonte Santa, un bosco pieno
di tremori e di magie, luogo di un mito ancestrale che si ricollega ai tempi
lontani dal nostro secolo. Percorso da un sentiero “La via delle Maremme” che si
inoltra verso la costa del mare, racconta storie di genti etrusche e romane, di
pastori, mercanti e pellegrini che passarono in questi luoghi. Oggi turisti,
amanti del trekking, ciclisti e curiosi sono qui ad ammirare una bellezza
favolosa.
Il fiorentino Michelangelo
Buonarroti il Giovane (1568 – 1646) cita questa fonte e la chiama “La fonte
dei baci”, baci scambiati tra chi partecipava con allegre brigate a convivi
succulenti, annaffiati da vini prelibati, alla ricerca di spazi di libertà, di
nuova vita. Nel seicento un gruppo di giovani poeti dell’Arcadia fiorentina
detti “I pastori antellesi” la scelsero come centro dei loro incontri dove si
fermavano a scrivere poesie, a declamare versi e la chiamarono Fonte Castalia.
Il bosco di Fonte Santa diventa
sacro per volere degli dei e rami e foglie vibrano al suono della musica di un
flauto d’oro: il canto di Orfeo alla ricerca di Euridice e dell’amore
universale. Orfeo con la sua arte entra nel linguaggio e diventa poesia. Nel
bosco vivono figure immobili e immagini in movimento. La storia sembra
sussurrata dal vibrare delle fronde e dallo stormire delle foglie che cambiando
colore col passare delle stagioni restano immutabili nel loro destino.
L’esistenza vera abita in questo
magico luogo percorso da venti che arrivando da lontano portano il profumo del
mare: dopo aver abbracciato le geometrie della Cupola ci dicono di altri tempi e
di altri luoghi. Pian piano il tempo della storia si avvicina al nostro secolo:
la seconda guerra mondiale e la terribile lotta partigiana, la paura della
guerra, lo scoppio delle bombe. I bagliori rossi delle esplosioni si mescolano
al fremito rosso del sangue innocente di chi fu barbaramente ucciso: Giulia,
agnello vittima della furia omicida del suo sventurato fidanzato. Il rosso del
sangue insegue lo sfavillante colore della bandiera rossa che sventola per la
ritrovata libertà e sopra ogni cosa il canto della Fonte che è il canto di
Orfeo, il canto della poesia, il canto dell’amore che vince l’odio. Oggi la
Costa del Sol non è dimenticata, perfino i migranti giunti dall’Africa conoscono
la storia della fonte: in particolare Jemal, l’etiope cieco guidato dal suo
cane, che fa l’arrotino, affila coltelli e dipana memorie in onore di Orfeo e
della vita che si rinnova”.
" Orfeo in fonte santa" di
Roberto Mosi è un libro di piacevolissima lettura che fin dalla prima pagina ti
spinge ad andare avanti e ad apprezzare i testi dal primo all'ultimo.
È un poeta narratore che unisce i
miti del passato (che lui ama moltissimo e che racconta con una leggerezza e una
sapienza particolari), e li fa entrare, come in questo volume, nelle vicende
contemporanee. Sono molto contenta di conoscere questo scrittore e di poterlo
chiamare collega e amico”.
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Recensione |
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