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Immaginazione

Nella confessione dell' "Immaginazione" si addensa la sofferenza di ogni spirito nobile di fronte agli attuali svolgimenti antropologici della società mondiale, quella del mal di vivere del secolo breve, di quel secolo appena trascorso, di tutto quel tempo che si sarebbe detto anche della basilare formazione spirituale e culturale dell'Occidente.

Abbiamo sofferto noi tutti della stessa generazione, direttamente o indirettamente, traumi indicibili, le cui ferite continuano a sanguinare, o a far male, seppure cicatrizzate per la forza miracolosa del perdono, che è la più alta espressione della misericordia e della reciproca commiserazione.

L'impegno di proiettare l'essenza di tanta realtà, vissuta sulla pelle, nella pancia e nelcuore, in un'opera artistica letteraria, richiede una singolare genialità: mi sentirei del tutto spiazzato, privo come sono di fantasia e di immaginazione, pure se sento fortissimo il fascino della microstoria, quella locale delle piccole storie neoidealistiche e crociane.

Lavoro letterario davvero eccezionale, questo di Alberto Liguoro, tuttavia diversi artifici inventivi compromettono la linearità della trama, suture di collegamento ingarbugliate tra questioni estetiche appena accennate, questioni di psicologia elementare, vicende emblematiche che si integrano a distanza, quella di Ernesto da pag.35 si conclude a pag.353 con un bailamme di onomastici privi di identificazione, di una miriade di personaggi appena abbozzati, di sagome umane deformate, o dalla violenza della crudeltà o dalla sofferenza della sopportazione.

La tecnica narrativa è molto elaborata, espressione di performance mnemonica, il coraggio masochistico di voler ricordare, nel timore che il cervello, a furia di performarsi, si riduca a brandelli. superando i limiti correnti di una normale applicazione alla letteratura, mortificando anche la fantasia inventiva dell'intelletto, con una enorme fatica a conservare lucidità nel focalizzare le vicende ed a cogliere il significato di una eccezionale pletora dei personaggi, nella realtà metaforica dell'Immaginazione : il mondo delle infatuazioni passionali, di Alexandra, Connie, Matilde, Nancy, la baronessa Cristina o della contessina Silvia illude e fuorvia, le conquiste tecnologiche inducono,altresì, alla sterilità sentimentale, alimentano l'inedia mentale, l'agnosticismo e la sfiducia con la dissacrazione del mondo favolistico, con la solitudine individuale e collettiva, con tante dipendenze nefaste, del fumo, dell'alcool, delle droghe, del gioco d'azzardo, della nausea e della noia, con l'alea di ogni rischio, con la digressione nel filo logico di un discorso, della frantumazione dell'ordine classico, delle forme razionali, lasciandoprevalere la estraniazione, lo sradicamento, l'intolleranza, la disorganizzazione, o peggio una organizzazione coatta... à la page, con l'illusione della modernità, che diventa neo-modernismo deteriore, con un esagerato ispessimento della narrazione... di quante contraddizioni è portatrice la tecnologia, che pur concede alla mente il tempo di riflettere!

La trama si svolge tra immagini davvero decadenti, senza logica, l'uccello mai visto a pag 55 o quella del togliere l'ancora per navigare negli oceani letterari, forti di un'antica invocazione desueta, a pag 56, e la decadenza è anche allucinante ...di una fila di persone allineate per due.... indistinguibili il sesso e l'età, a pag 58, espressione di coraggio ad intraprendere una sfida mortale contro un virus pandemico... (espressione di follia?... o di saggezza? la narrazione resta enigmatica ).

Sono gli angeli di pag 60... le persone allineate? che " scendono dal cielo e lasciano cadere briciole di serenità, le tenerezze, piccole gioia della vita...." , tra straniamento e godimento, un particolare enigmatico dannunzianesimo si confonde con lo spirito kafkiano che progressivamente invade tutta la narrazione, la contraddizione umana si fa letteraria, parole assemblate più per suggestione fonica che per senso logico, in un brivido di percezione quantistica subatomica " Un affusolato metallico (femminile ? ) senza nessuna attrattiva, e nessuna cerimonia, servì il tè sul terrazzo", a pag.67 = Le donne ed il sesso assumono nel contesto narrativo una presenza ossessiva, magnetica e perfino allucinante: la descrizione delle valchirie con i loro pubi ispidi come il volto di Medusa pag 278.

Il capitolo sesto è una vera intrusione, una sospensione della vita metaforica dell'immaginazione narrativa: un tentativo di rasserenamento spirituale in un occasionale rapporto amicale, nel castello a dominio di una imprecisata località valliva, che conserva la leggenda dell'incontro tra Hitler e Churchill, e che occupa parte della scena teatrale del dramma.

Il castello diviene un nido consolidato contro una terribile maledizione pestilenziale che minaccia la vita stessa del pianeta, un rifugio sicuro, l'isola della pace in un oceano in tempesta con tutta l'integrità della sua storia atavica di leggende e di tradizioni, un tocco di intima leggerezza dell'essere, a compensare la tetraggine dell'intera narrazione.

Così il castello diventa personaggio rassicurante, che, tuttavia, nulla riesce ad opporre alla violenza delle bande di predoni che aggiungono nuova violenza.

La contro narrazione del protagonista, come in uno sdoppiamento del personaggio riflesso in uno specchio deformante ed ustorio, a pag 203 si offre al lettore con una violenta testimonianza sulla femminilità. Un serio psicanalista del comportamento relazionale della sessualità ne cercherebbe cause patologiche.... ma è proprio lo stesso personaggio della narrazione a testimoniare anche a pag 33 la sensibilità della sua normale natura umana: il suo braccio teso alla presa di una flute di champagne incontra il seno sodo di Isabella, poco dopo richiamato immaginosamente dalle "belle mele" in un vassoio di frutta fresca.

Una sottile forma di reato di stalking ? una vera sindrome di molestia ed aggressione sessuale ? Una destrutturazione dell'unità dell'essere umano per effetto di droghe o segrete patologie che liberano le passioni bestiali ed animalesche celate nel fondo dell'anima, del subconscio ancora nel mare amniotico dell'esistenza fetale ?

Nulla di tutto ciò, e solo premonizioni labili degli eventi!

Gli sconvolgimenti ambientali, sanitari, antropologici, cosmici, sono i responsabili e la colpa ricade, attraverso la pandemia virale, sulla sete delle ricchezze, del dominio, della prepotenza, delle ingiustizie che disumanizzano, e lo dicono perfino i pappagalli, che condannano l'ennesimo genocidio dei nativi della Foresta pluviale dell'Amazzonia.

Tutto ciò è attuale, in rapporto a ciò che succede quotidianamente nel mondo, mentre il flagello della pandemia continua a minacciare anche la psicologia del protagonista nel corso della narrazione: un mondo perduto, che destabilizza ogni consuetudine.

La controfigura del protagonista si sovrappone al ricordo pag. 204-208, con l' effetto  di esaurimento e perdita di identità, al di là dello sdoppiamento, con la sensazione di "volare, navigare leggero, nel nulla ", in uno stato di incoscienza... "Perdeva ogni energia, e sempre più debole, (il protagonista) sprofondava su se stesso,si avvitava nel nulla, in quel sentirsi addosso un'infinita solitudine...", con una buona dose di sadismo, pari alla metamorfosi in scarafaggio di Kafka, come apologo, cioè, dell'impossibilità di comunicare tra esseri umani, in particolare nei rapporti amicali, familiari e soprattutto femminili.

Mentre il sadismo si acuisce e diventa lugubre e funereo, il protagonista scende nell'inferno con la sua carrozza, con don Peppe alla guida, novello Caronte, catabasi del mito pagano della classicità omerica e virgiliana, alla ricerca della conoscenza del destino e del senso della vita e della morte.

Anche Dante Alighieri, con la guida di Virgilio, visitò l'oltretomba, nella "Comedìa", per redenzione dal peccato, con il concetto cristiano di Fede. Il mondo pagano, invece, non conosce redenzione e asservisce gli dei con fede strumentale, per il raggiungimento egoistico di obiettivi disumani.

Nella narrazione gli dei restano celati dal nascondimento operato dai predoni.

Un neo paganesimo esasperato diventa il punto focale della tematica narrativa ! Non c'è alcuna luce di speranza, solo qualche bagliore fulmineo che acceca e stordisce !

Con l'esperienza del dramma dell'inferno, sembra risorgere il rinsavimento, senza più l'estraniazione della controfigura, ma da pag 208 si ripresenta un vuoto narrativo abissale, riempito da prosaiche versificazione tra storia, metastoria e diverse riflessioni sull'infinito, l'eternità,cambiandola musica strutturale del romanzo, ma, in sostanza, l'immaginazione ritorna ossessiva ripiegandosi di nuovo su se stessa, con la rituale disgregazione di ogni valore consolidato.

Altre vicende slabrate in un contesto caotico di accadimenti!

Nell'avanguardia di circa duemila persone ricompare Isabella che fu la donna del desiderio, e così anche gli accidenti virali, più insidiosi per la disponibilità di diffuse "boccate...di erba" pag.230, si affastellano con altre vicende, di avanguardie, di Cavernicoli, di gente imbestialita dalle predazioni subite e inflitte, dalle ingiustizie sociali, alla ricerca della "prassi della rivoluzione".

Ancora aperte nel ricordo le ferite dell' inganno della "ricostruzione post terremoto dell' Irpinia" che divenne mediaticamente "operazione saccheggio", un eremita superstite tra i cavernicoli a pag. 239, a spiegare la funzione delle "bocche di Tifeo" a pag.253, nuove lotte di sopravvivenza, al lumicino della speranza che il mondo non sarebbe scomparso.

Riappare Isabella che, nel contorcimento anche narrativo, riconosce nel protagonista la bestialità mostruosa del contro protagonista, e quasi contemporaneamente vengono allestiti i programmi Eureka per la salvezza del mondo e dei punti cardinali della sopravvivenza, con i cinque libri delle tavole dell'umanità.

Con l'ottimismo dei progetti, portati avanti da un consesso di cittadini nel cortile del castello, la vicenda sentimentale del protagonista con Isabella prende corpo e sostanza.

Un neonato che cresce, la metafora delle future generazioni, rivela la sua natura mutante, resta ignoto se anche per l'imam che presiede la moschea nel cortile del castello ci siano mutazioni, una danza estemporanea e ripetitiva nelle movenze, una robusta contadina con la chioma bionda ( come l'oro?), girava come una trottola, (come il fiume della vita che riprende vigore? della pag. 191), Isabella soffre di amnesia non ricordando di aver già ballato col protagonista o forse è lo stesso protagonista che vive le allucinazioni del contro protagonista? mentre i pensieri si lacerano ... "un rompighiaccio, ecco chi sono io... se fosse un sogno ? Ora vivo anche nei sogni !..." pag.262 :sono tutti frammenti, schegge di vita che disegnano un mondo grottesco e drammatico nello stato di assoluta anarchia.

Perfino la letteratura è nello stato di anarchia, e al monologo interiore succede la contrapposizione dialogante, sul romanzo "Piccole donne", motivo di scontro intellettuale tra Isabella ed il protagonista o sull' autobiografia, e con una dotta diatriba su Omero, su Virgilio, con varie ed opportune citazioni da alcuni libri presi in biblioteca e un difficile rapporto intellettivo di coppia, più di contendenti che di innamorati: anche il nesso narrativo, da limpido e trasparente si intorbidisce, di nuovo secco e nervoso.

"Combattere materialmente e idealmente contro i soprusi, le malattie, l'ignoranza.... grido di battaglia della nuova umanità...." (pagg.332-333). "Quante domande senza risposte, troppi problemi ancora irrisolti, troppi interessi egoistici in gioco; questo significa incertezza, futuro nebuloso, continui trabocchetti....", in un pistolotto professorale a pag. 354 che conclude " in quello che farai giorno per giorno, nel lavoro, come nel tempo libero, nei tuoi sentimenti, in qualsiasi cosa riterra imeritevole di entrare nella tua vita, mettici sempre entusiasmo, volontà e convinzione. Così vivrai come vuoi, ed è tutto ciò che conta, credimi. Il restoè fuffa."

La vita è tutta una lotta, la tautologia instancabile dell'esistenza, punto fermo e certo, il resto è opinabile e transitorio... la neo-ideologia della guerra sociale in corso.

Anche la vita con Isabella si trasforma in un calvario, di alti e bassi, di tempeste e di bonacce, l'acredine diventa cinismo, il piacere sessuale ormai si riduce mostruosamente a volgare "scopata" con tutta la violenza di uno stalker.

La narrazione allucinante non poteva non concludersi che con la morte naturale del protagonista nelle forme di un suicidio involontario: all'alba viene ritrovato dalla fedele moglie Isabella chiuso nella stanza dello studio, con la testa riversa sul libro della Divina Commedia....... come assorto stesse leggendo le pagine relative alla tragedia di Ulisse : "... Nacque un turbo e percosse il legno... tre volte il fe' girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, come altrui ipiacque, infin che il mar fu sovra noi richiuso."

Naturalmente Ulisse, per aver anche trascinato i fraterni amici alla morte, resterà in eterno nell'ottava bolgia dell'inferno, tra i consiglieri di frode, nell'illusione di poter conoscere le verità del mondo.

Sir, tale è il nome del protagonista, non ha mai conosciuto la vera alba del mondo, ma conoscerà per l'eternità l'alba della morte.

L'esorcismo letterario si è ormai compiuto, con esiti imprevedibili in un un predictable future.

Recensione
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