2009: Pensare speranza...
Pensare speranza
Non si pensa la Speranza
che occulta penetra l'agire
soffio di angeli remoti
nell'energia dell'esistere.
Anche a scoccarsi su questa creta
forzata al suo vento
da magma a compattezza.
E pur ciò che pare vuoto,
meglio fa irrompere l'Altrove.
Non l'utopia, il "Non-dove"
astro fittizio, orbita cieca
ma il cerchio immenso
dal più fondo
della Speranza più irresistita
dove ogni altra ha capo
pur minima, se sale.
marzo 2007
Amarcord
Replicare estate su quel lido
nord di Romagna, ricalcare
cammini di passato come
su ristampe di foto tra azzurrino e seppia
– rena senz'orme, riva senza passi –
pioniere gonnelle sbarazzine
specie
tra quei bragoni maschi
appena un po' rimboccati.
Replicare largo saluto
a quello dei pini
verso l'aria
– braccia rosa/aurate di "Amarcord" –
a quello di vele allo scirocco
come orifiammi dispieganti nel biancore
il motto che mi ricamavo
assiduo: "Il contemplato fiorirà".
Replicare versificazioni
pur solo in lacerti
da aggiustare
talora sul ritmo rosso-verde
di luci a imbocco dei porti/canale
o su quello di impulsi incerti...
Replicare inerzie non pentite
e soprassalti ad ogni brezza
che alterna vicino e lontano.
aprile 2007
Anche in brusio remoto
Filerò ancora silenzi
da un urgere confuso
di voci sboccianti,
già perse....
Tornerà a irretirmi un ghigno
di Medusa, paralizzante
sordità senza echi.
Al più
solo rintocchi
opachi al giro del sangue:
pulsare d'indeterminato.
Ma torneranno anche silenzi a squillare
da cavità e da picchi smisurati
donde qualche cosa
risuoni
come sillabare di assoluti.
Allora un canto
pieno si ascolterà
anche in brusio remoto.
dicembre 2007
Marina - 1
Andirivieni fitto lungo il molo
nel mattino in fulgore.
A lungo si fissa l'orizzonte
per abitarlo più
che cercarlo
sfugga in linea ferma e vuota
o danzi in arabeschi di morgana.
Ma è quell'acqua, il mare a struggere
già a sentirlo vivido lavacro
da una morchia d'irrisolti
da risacche di detriti.
Tentazione irresistita quel flusso fresco
che abbraccia e spinge
che placa e accresce una sete
come di benedizioni,
attese alla riva d'ogni giorno
nel giro d'ogni brezza
sul molo d'ogni
arrivo o addio.
aprile 2008
Marina - 2
Sguazzando, andar per la battigia
o prima o dopo la nuotata...
Andare meditando
ubbìe
per combinare versi,
anche se in un dire
abbassato
s'industriano a salire
faccia al mare altalenante d'estri.
Col salmastro mi
ritenta,
tra figure semantiche
intanto un gusto d'ossimori e di chiasmi,
una divertita
malinconia
che signoreggia senza scettro
lo scrivere per essere
l'essere per lo scrivere...
Fila il moscone su
due scie
rapide a confondersi
quanto flusso di mente e d'emozione,
e tra veli opposti di sciacquio
s'interpone sottilissima lamina
trasparente fra credere e dubbio.
marzo 2008
Quel "ciò"
Scienza, vedere che vale sapere
sapere come vedere, ma solo
"In specchio ed
enigma"
è asserto suggestivo, consacrato.
Un aforisma di
adesso
risponde e corrisponde
come concavo al convesso:
"Ciò che si svela e
solo nel cuore".
So che intanto è chiarore confuso
per farsi – potendo – raggio certo
è frastorno multivoco
per farsi – potendo – unica voce.
Anche parola che
definisce
o canto che infinisce. Poesia.
Comunque un "Alt!"
impresso al fuggire
un segno al non-tracciabile,
fra l'altro il "cosa" della malinconia:
Ombra trasparente
dello spirito.
giugno 2008
Alla soglia del sonno
Alla soglia del sonno si strema
Il gravitare del giorno
stasi che non invade sommergendo
ma in scroscio di oblii.
Un roteare d'echi intanto avvolge
ad allargarsi stringersi svanire
traversato da
baleni,
o una ridda di silenzi
da volti poco o molto visti
che mi fissano in
luce e spazio diversi
se non comparvero in fulgore
senza chiaroscuri all'inizio
poi oro non più spento di icone.
Da ognuno un suo chiaro di memorie
senz'ombra lacuna difesa
occhi slargati
contemplanti
senza un tic di cipiglio
labbra schiuse al meglio della voce.
Rinfrescasse quel lavacro
anche oltre la soglia del giorno.
giugno 2008
Marina - 3
Le brezze di questo mare
asciugarono anche lente di pianto.
Resa cristallo, scocca
con quelle del gran
sole
altre strisce d'abbaglio
brillare inconsueto di fosfeni.
Prevale soffio largo
di scirocco maestrale che spinge
oltre ambre d'incarnati e rene
a linea glauca di
lontanìe
afrori di lido e pineta
respiro di coltivi.
Essere ancora in tutto questo
"Romagnolo d'estate" (*)
almeno in quella spola
come fuori spazio, al molo nord.
Scorciata
prospettiva tra estremi
di sito, percorso, emozione.
(*) Come detto dal
Romagnolo verace e sagace I.P. (d'Bartnora).
luglio 2008
Penna in fatica
Tumulto di voci perse
frustra pulsione di parole.
Un blablà di indefiniti
smuove favilla senza vampa.
Ma penna in fatica
su fogli da tentare
traccia pure il peso dei suoi silenzi
nel solco bianco tra il bianco delle righe
e come ne raddoppia
con il risalto l'ombre.
Si slunga binario tranquillo
se non incombe quel balzo
che attira a un volo imprevisto
su
qualche nuovo scorcio di Babele.
marzo 2009
Stelle, noi
Stelle, noi
tutte diverse nel vibrare
tra luce e buio.
Scomparsi dal presente
proiettati lontano dalla Terra
anche i raggi più vivi
fisseranno foto incerte
e ogni grido, ogni
eco verrà meno
tra un silenzio di pianeti.
Proveremo a non desolarci
fissando la stella
nata in noi col cuore
non temendo che
possa oscurarsi
a nembi spietati
ad un'aggressione del vuoto.
Non cessi almeno la luce
membrata nella stella
che ci distingue e ci illumina.
aprile 2009
In un cielo
Stendersi su buon terreno
occhi a dilatarsi al cielo
invarianza di sereno.
Altezze e fantasie
senza paure e stanchezze
in vertigini appena sfiorate
come da ragazzino.
Ora, è per tenere lontani
nembi
d'inquietudini
minacciosi di buio
che non lasci squarcio
a un soffio di sole.
Non inizio ad altra lena
indizio d'un risorgere
o almeno di qualche
fulgore
perla o gemma nel filo dei giorni.
Ma immersi in quel cielo
non ci si sente soli
ciechi e senza mondo.
aprile 2009
Essere nel vento
Essere nel vento
in un vento d'estate
che spinge innanzi
a sfioro del suolo
o all'indietro
ad appoggiare il volo.
Andare in un ritmo d'alberi
non concluso su nulla
diffuso in ombre e odori
inestimabili e slancia vertici
quanto affonda radici
o nel respiro della città
che intorno a moli
e spazi da sussulto
si distende per calme prospettive
d'ocre, biancori,
amaranti.
Animarsi a soffi di scienza
non fuggevoli e vani
uno per tutti decisivo
la sterminatezza dei Quanti
chiave d'intellezioni
se matrice di quella dei Come.
Col vento che ne corre gli incroci
le sovrapposizioni
che ne fa illimite presenza
come can la memoria
che porta a rifiorire più lontano.
maggio 2009
Assoluti esistenziali
Assoluti esistenziali
non cose celesti, ma d'altri colori
e il nero abbonda.
Astri naturali
più o meno fulgidi
proiezioni da un Al-di-sopra
in parole nate e
rese sostantivi
a iniziale maiuscola
non si può sottrarsi a quei raggi.
Anzi li si cerca, vitali
come al meschino, manto o pane
pur non curando se di essi
geminati d'ombra e luce
una prevalga
sull'altra
in promessa d'armonie
o in presagio di conflitti.
Ma oltre chiaroscuri
stagli in bianco e nero
certo o incerto,
innocenza o dolo
policromie nette o sfuggenti
si erge tutto un oro
di speranze illese.
Su tutte, per balzo cristiano
che da ogni uomo s'innalzi
il meglio del suo
esistere
a
specchio dell'Incarnato.
maggio 2009
Pensare solitudine
Si può pensare, solitudine
non mettere a fuoco.
Ogni lente I'ingrandisce e intorbida
o l'impiccolisce e annulla
come non avesse centro contorno
pur se ne inizia coscienza di vita.
Ma alone o punto o vuoto,
primo stacco,
spessore d'identità
vera cornice a un volto
già figura in quel nimbo
effuso da una luce
di stupore
in quell'ombra come di rancore.
In altro spazio, a vista allargata
uno svettare, limpido
delle sue torri d'avorio
a squadro di paesaggi e fantasie
anche rivagheggiati in arte
talora, ma più spesso obliati.
Oltre accadimenti, solo in alto e in sé
vigoreggia la sua stella.
Non cifra pronostici
raggia quaggiù, piena, al suo humus
che feconda ed arde, trepida.
settembre 2009
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