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Ad lucem per undas

Carissima Lucia,
rileggendo “Ad lucem per undas” e “Silentissime”, mi è sembrato di ripercorrere (ovviamente con diversa ritmazione e registro di passi…) gli stessi miei percorsi, in orizzontale e in verticale, nel tempo, nel “destino” poetico, nel sentirmi sfiorare dalla molteplice ed anche contraddittoria (ma mai rifiutata o svilita) carezza dell’amore, divino e umano.

E così echeggia nella mia voce, per fare solo qualche citazione, quel “Si trama di silenzio uno stare lontani”; quel “Manca il canto a questo dolore / che sta silente in fondo al cuore” (Ad lucem per undas, ‘Debellatio’, pag. 38) e sono tanto miei pure “Assoluti giorni / assolati di pensiero” (Silentissime, ‘Estensioni’, pag.11) e “Il respiro del sangue [che] ci lega / a nastri d’azzurrità e d’immenso” (Ad lucem per undas, ‘Risveglio bianco’, pag. 53).

Confesso, senza invidia urticante o piaggeria benevolente, che non pochi dei tuoi densi, multanimi versi avrei proprio voluti scriverli io, come (sempre a puro titolo di doverosa testimonianza e ammirazione per il tuo poetare) lo splendido “Testamento” nella sua interezza e altri passi, innumerevoli.

A voler concludere questo excursus, che è soprattutto un segno di ricordo e di augurio per il prossimo Natale, potrei alla fine rievocare “i cari ricordi che tacciono / accesi, come interrotti sorrisi / sulla faccia scritta di mistero / della luna” (Ad lucem per undas, ‘Canterani’, pag. 69).

Ti rinnovo, con tutto il cuore, ogni augurio di bene, Lucia!

Padova, 18.12.2010

P.S. Calando sul dettaglio linguistico, mi hanno colpito (felicemente) molte creazioni verbali, come “Volvenze”, “Buiore”, “Ninnanti”, “Clanga”, “Instanno”, “Immensurata”; ecc. E so benissimo che non intendono essere… “stanezze”!

*Gianfranco Vinante, Padova, 4.3.1925 – Padova, 30.4.2014

Recensione
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