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Poesia pervasa da un intenso affiato religioso, in un
verseggiare calibrato ed essenziale, dai toni pacati, con un andamento
meditativo non di rado potenziato (illuminato) da accensioni liriche.
Suddivisa in tre sezioni, denominate «canti», la silloge si svolge attraverso
altrettante (interagenti, se non, tout court, circolari) modalità
dell'ascolto a cui il titolo si riferisce, che si fanno percorsi di ricerca.
Un'attenzione rivolta a tutto ciò che, dal concreto all'impalpabile, possa
far avvertire il divino nel mondo e in ciò che lo sovrasta.
Gli 'ascolti' che danno impulso a movimenti ascensionali,
riguardano la sfera dell'interiorità – un'immersione, in dimensione
agostiniana, che connota la prima parte: «Segundo sueño», ma che è filo
rosso del libro – e il non meno rarefatto ascolto del tempo e del suo fluire
(parte seconda: «Ascoltando il tempo»), per sfociare in quello della parola
che si fa Verbo, nella parte terza («Ascoltando la Parola»), attraverso i
testi sacri, ma anche cogliendo, in tale ottica, ogni palpito di vita: lucore
di giorni, penombre, chiaria di acque, fruscii di vento. L'iniziale domanda
«questo vento è solo vento?» (in «Scirocco») Si fa, ad esempio,
vibrazione/percezione del soffio dello Spirito; lo stesso accade con le nubi.
Il costante anelito verso l'Assoluto trova, specie nel
Canto I, una sua percorrenza nel colloquio della poetessa con la propria
anima. L'atteggiamento è ora interrogativo: «Folgorata da luci | rapita da
silenzi | dove ascendi, | anima mia?» (come nella poesia eponima della
sezione); «Dove remota da me | ti celi, | anima mia?» («Interpretazione»),
ora di appagante abbandono: «Vieni, accostati, | anima mia. | Solo tu |
m'ascolti intima | nel mio abisso» (ib.). Parimenti, il tempo è inteso come espressione intangibile dell'illimite, il solo capace di
superare se stesso («oltre il tempo | il tempo», come in «Cava»).
Sommessa ma non certo fugace è la presenza del Cristo, così
come la rappresentazione (e si direbbe l'immagine) della sua passione: «Qui
sei dolore | il Dolore. | Qui sei divino | il Divino» («Nel vento»), oppure
in «Velo oleandro cactus» (testo con una sua efficace disposizione grafica
alla stregua dei calligrammes di Apollinaire): «Carnicino è lo sguardo |
dell'oleandro accanto al velo | dell'orto di Getsemani». La compartecipazione
della poetessa trova il nucleo emblematizzante nella figurazione del costato
trafitto: «Chi toccherà | ferita del costato?» («A pochi palmi»), «Il fiele
del costato» («Velo oleandro cactus»).
Diario spirituale, exemplum di quando e come la poesia
possa farsi preghiera, di quanto fievole possa ridursi il discrimine (a non
voler parlare di transitività) tra l'una e l'altra. Poesia-preghiera, come in
questo caso, vissuta e intessuta nella realtà di ogni giorno e sollecitata da
luoghi che si rivelano consoni ad elevare lo sguardo verso l'alto, come
Stefanplatz o Mont Saint-Michel, che ispirano due fra le più significative
liriche. Non è da meno la terra nella quale l'autrice vive e opera, la
Sicilia: «Mia isola d'ascesi | senza promontori | che l'insidiano» («Isola»).
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Recensione |
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