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Poesie giovanili

Epigramma

Mantieni nonostante la coscienza,
amico caro, la tua vita: piena,
sovrabbondante, perfetta. Mantieni
te stesso alla migliore condizione!
Non devi preoccuparti di capire
chi sei, o il mondo. Vivi nel miglior
modo del tuo essere, sii sempre te:
cattivo o buono o strano o perfetto.
E capirai con stupore che quella,
che proprio quel tuo modo di esistenza,
è l’unica assoluta conoscenza.

Confessione

Urlavo ‘perch’io t’amo!’ alla notte,
la notte che covò la luna cupa,
la strana notte umana mangiatopi.
Amore… questo strano tic mondano!
Amore dico? Povero fanciullo
fantasma, sognatore e stravagante,
cantore di banali sentimenti.
Amore?
Un idolo fra fiumi di tanti altri,
che gioca capriole stravaganti,
che odora i suoi profumi nauseanti!
Cos’è amore?
Non ora, per favore, non scherziamo:
noi della vita vera ci occupiamo
e non delle ingombranti sensazioni,
non dei baci, dei fiori, delle labbra.
Noi chi?
Noi ancora animali pensatori!
Non dico che non sento il tuo profumo,
che non ti vedo e non voglio vederti.
Forse è superstizione quest’amore,
forse è stupidità. E odio le vostre
canzoni sdolcinate di passione,
le grida di tensione e di rancore:
è poco più d’un’invenzione strana,
è istinto d’un morale; voi volete
avere il vero amore? Bah, l’amore!
“Balordo irrazionale!” mi chiamate,
supini e sottomessi, amando sempre
le belle labbra strette, il suo nasino
aquilino, il suo sguardo ingenuo e casto!
Strani animali!
Io, povero cantore ciarlatano!
Profeta d’una razza vecchia e nuova,
profeta del destino sordomuto!
Mi scuso, divagando ho parlato
come un pazzo, di vita forse falsa
e forse inesistente. Amo dire
sciocchezze come tutti noi! Mia cara,
che devo dirti? T’amo e me ne pento
e che forse mi posso dichiarare
un uomo che giustifica e condanna
ciò che è e non vuol in vero essere:
un misero e mediocre falso poeta!

Morta la poesia

Il ritmo imperversava nella mente.
Le note s’infiltravano nei vuoti
delle battute. Il pensiero abbassava
la guardia, a malincuore, dirimpetto
al grande ardore del suono. Ad un tratto,
fra pittoreschi fronzoli, la notte
dileguava col moto in realtà coatto.
Un nuovo suono si sovrapponeva
a quello della mente, non più astratto,
ma vero. Un cantare petulante
fu l’ouverture d’un gruppo di donne.
Mi videro, con tutte le energie
tentarono di raggiungermi, invano.
Provando ad acquietarsi mi raggiunsero.
Strinsero se a me vicino, parlandomi
di frasi malinconiche, cantando:
“Dei poeti ispirammo la gran mente
sfilandogli di fronte con bellezza,
mentre ora siamo nulla veramente,
un nulla che sparisce con la brezza”.
Sentite le parole scoppiai in riso
irrefrenabilmente: “Siete veri
fantasmi, dissi fra i singhiozzi, dunque
ogni poesia è un imbroglio!”. Ed avevo
in mente tutta la storia del mondo.
Credevo d’aver visto donne vere,
non Muse che, fingendo sentimenti
fasulli, dicono sogni e menzogne.

Morto il poeta sorge l’uomo vero!

Mi dispiace

Non è affatto piacevole capire;
pensando ai tuoi ricordi più non soffro,
sentendo veramente di morire
solo l’amore nella tomba ti offro.

Provando un così vero dispiacere
potei un giorno sentire quella voce,
che disse: “Superato hai il volere,
l’amore è arrivato alla sua foce”.

Di colpo non capii tali verbi,
ma dopo, ripensandoci, compresi:
provai grandi dolori, i più acerbi,

con questo iniziai una vera ascesi,
con questo superai anche il dolore,
con questo uccisi il sole dell’amore.

Il vecchio

Il vecchio pover’uomo si prepara,
prepara ad ascoltare con vigore
il suono della morte vera, rara.
La vita lo saluta con le braccia
formate come lapidi di pietra.
Il vecchio pover’uomo si prepara:
non vuole più pentirsi delle azioni,
dei sogni, dei misfatti, dei pensieri.
Non vuole per la morte versar pianti!
Felice della vita ormai conclusa
vuol essere per sempre senza dubbi.
Eppure non ricorda più nient’altro,
soltanto che bisogna ricordare
per giudicare la propria presenza.
Tutto ha dimenticato all’improvviso!
Si trova sconsolato a disperarsi:
non può morire in pace come vuole,
non può sentire il suono confortante…

Il puro

Io, puro, tutto vedo: la follia,
il male, la gioconda ipocrisia,
dolore ed uccisioni sterminate,
la morte giunge piano, come a rate.
Io vedo le illusioni trucidarsi
io vedo il conoscere che procede
lo vedo di dolore mai saziarsi
che uccide maledetto la mia fede.
Ma io sono puro, stranissimi umani,
non vedo tutti i mali tanto strani,
non credo che il soffrire sia un malanno.
Io tutto vedo e tutto non condanno.

Preghiera

Che bella l’esistenza e l’universo!
Sublime è tutto ciò che esiste, ovunque!
Ci tengo tu lo sappia fino in fondo,
nel caso te lo sia dimenticata.
Guarda il giorno e la notte avvicendarsi,
a volte si confondono fra loro,
ognuno ha i tesori in sé dell’altro.
Il giorno, spesso, rende delicato
il sogno, accarezzandolo di luce.
La notte sacralizza l’operare
col suo eccitante alone di mistero.
Guarda le piante, gli animali, tutta
la natura: perfetta, in sé conclusa.
Guarda te stessa, amore profondissimo.
Ogni azione è un miracolo eterno!
Sei libera, puoi fare ciò che vuoi,
ogni tuo sentimento è sconfinato…
Il mondo è innocente, anche noi stessi!
Comprendi la scoperta più abissale?

Filistei

Piccoli e grandi incolti, non provate
nemmeno a pronunciarvi sul valore,
semmai intendete di cosa si tratti,
della cultura del fare poesia.

Non pronunciatevi neanche, vi prego,
su chi è poeta. Anche dire: non capite,
sarebbe già superfluo, certo sintomo
d’un’ignoranza simile alla vostra.

State semplicemente zitti, sempre.
Chiudetevi in voi stessi, per voi sì
è necessaria l’interiorità,
la maschera, la pudica devianza.

Se gli dei tornassero sulla terra
come forse una volta la sfortuna
vi stamperebbe in faccia la menzogna
ignobile della vostra esistenza!


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