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Alla sua quarta raccolta poetica -
l'ultima, Una misura incolmabile, è stata da noi favorevolmente recensita sul
numero scorso -, Danilo Mandolini di Osimo, provincia di Ancona, si ripropone
con versi che si sono lasciati alle spalle le già pur scarse scorie della
precedente, in sé notevoli per i risultati ottenuti da vari punti di vista. Lo
si trova qui impegnato in alcuni poemetti il cui verseggiare rompe con una
tradizionalità ormai sclerotica ed asfittica, rivelando una ricerca espressiva
in grado di destreggiarsi con maestria fra i rischi delle varie rotture di
codici, non solo liberandosi dalla regola di ingabbiare il verso in schematismi
di maniera, asettici e improduttivi anche a livello creativo, ma anche
dimostrando la capacità di far convergere tra loro suoni e ritmi entro nuove ed
ardite spaziosità (E' preferibile ascoltare il | giorno raccogliendo il
tramonto | nelle mani e così lasciarsi | affogare dentro un desiderio | prima
smarrito, poi ritrovato ): operazione che, in ogni caso, non è da
considerarsi alla stregua di uno fra i tanti sperimentalismi usciti, anche a
distanza, dai conati dei Novissimi, ma, anzi, un tentativo riuscito di spezzare
il ritmo classico e modularlo in agglomerati interni. "l'anima del ghiaccio" è
un'ulteriore riprova della fresca e pregnante vena poetica di questo autore, che
ancora di più fa scoprire la dimensione di padronanza del mezzo espressivo e di
quei contenuti suoi peculiari, assai distanti dall'intimismo caratteristico di
parecchi poeti fra i più noti. Mandolini non è certo autore evasivo; al
contrario, i suoi versi costringono alla riflessione ed alla rilettura di molti
fra i modi di considerare la vita che vengono proposti dai mass-media in
vergognosa maniera ormai trita e ritrita. Come ci auguravamo, questa raccolta di
Mandolini gratifica la nostra attesa, la quale, a sua volta, non può che
consentire una nuova attesa che non potrà essere elusa.
Scritti fra il '94 e il '96, questi
versi sono illustrati da cinque immagini in bianco e nero di
Daniele Duca, mentre il progetto
grafico della raccolta è dovuto ad Attilio Bianchi, che l'autore stesso
ringrazia nella sua concisa "nota" introduttiva.
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Recensione |
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