Lilia Slomp Ferrari è da
considerare la voce poetica in veneto più significativa tra quelle uscite negli
ultimi anni dal Trentino. I suoi En zerca de aquiloni (1987),
Schiramèle (1990) e soprattutto il recentissimo Amor porét
rivelano infatti una modulazione del tutto nuova dei temi offerti dalla
tradizione della montagna.
Proprio da
questa miniera di favole e leggende Lilia è riuscita a cogliere il senso del
fantastico, un motivo che purtroppo è assente dalla tradizione poetica in
veneto, legata a una formula lirica o nostalgica. Questo sentimento
modernissimoviene scavato e diretto attraverso la sottile intuizione della
magia.E’ un gioco continuo di trasformazioni, di reinvenzione del quotidiano che
allude sempre ad altro da sé, come se Lilia riuscisse sempre a vivere in un
clima di favola.
Viene da pensare
alle parole con cui Renzo Francescotti conclude la sua bella introduzione, cioè
al fatto che le poesie di Lilia “presuppongono l’esistenza di vite precedenti
e seguenti”. In effetti ogni incontro che si può notare nella sua poesia è
continuamente allusivo ad altro che si può solo intuire: le cose del mondo sono
sempre simboli che ci rimandano a un altrove che vive in altro spazio.
Lo stesso titolo
del libro Amor porét (Amore mendicante) ci richiama a una sorta di
amore panico che percorre tutto il libro. Ogni pensiero, ogni analogia, ogni
evento poetico diventa così atto d’amore non solo per le cose, ma per la vita,
per quella che deve realizzarsi e per quella che si intuisce già vissuta e che
deve venire riscoperta attraverso la fantasia. Questa infatti non si esaurisce
nel puro gioco dell’invenzione, ma è un mezzo di conoscenza del reale che
potremmo chiamare perfino scientifico, un metodo per indagare quel che le forme
visive e apparenti possono solo suggerire. Queste poesie infatti muovono dal
reale, ma per sempre superarlo verso una realtà molto più vera, che solo la
poesia può raggiungere.
Resta da rimarcare una lacuna
di cui sono vittime tutti gli autori trentini: purtroppo il recente risveglio
della letteratura di quell’ambiente (pensiamo anche a Renzo Francescotti, a Elio
Fox, a Silvano Forti) non si è inserito nel panorama più vasto della cultura in
veneto. C’è nel Trentino una condizione di isolamento che deve essere superata.
|