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L’autore, Velio Carratoni è un ottimo giornalista, collaboratore di vari
quotidiani e periodici da quasi quarant’anni, fondatore e direttore di
"Fermenti", pubblicazione attivissima che dà vita a pagine culturali,
informative, di attualità e di cultura, regolarmente affiancata dall’omonima
casa editrice. Non ignoto alla critica, risulta presente in varie antologie ed
in Storie della nostra letteratura contemporanea ed ha, inoltre, pubblicato
varie opere in prosa, tra cui "Mara" (entrato nella rosa dei finalisti del
Premio Viareggio 1972), e interessanti raccolte di narrativa.
Questa volta, per la Collana "Minima verba", diretta da Donato Di Stasi, egli
ci presenta un aureo libretto dalla copertina di un fantastico color verde, su
cui è impresso un titolo assai emblematico e accattivante: Il sorriso funesto
e che in seconda di copertina, chiarisce in un esergo attualissimo: "Quando lo
scrittore si trova davanti al suo leggio, lavora a ridurre la materia del mondo.
La virtù della concisione contrasta la grande chiacchiera, difende il linguaggio
dagli abusi della falsa comunicazione".
Emblematicamente, quindi, segnala alcune definizioni straordinarie firmate da
Lawrence Durrell, Julius Fast, Erica Jong, James Thurbér, Antonio Gramsci del
quale crediamo divertente la scoperta di una frase che sintetizza: "In principio
era il sesso... In principio era il vulvo... No, in principio era il sesso" e
che si trova fra le pagine di un testo importante quanto famoso "Cronache
teatrali" (da Letteratura e vita nazionale).
Dopodiché, Velio Carratoni si sente autorizzato, in verità felicemente e con
sana intuizione, ad aprire il suo discorso col primo titolo "il sesso è solo
allegria?". In tal modo, come bene osserva Donato Di Stasi in ultima di copertina:
Il
sorriso funesto non persegue effetti consolatori, non ricorre all’ abusata
captatio benevolentiae del divertissement fine a se stesso, al contrario apre la
scena con un sipario di sgradevolezze e corrosività, intessendo la trama delle
proprie riflessioni con un ghigno maldestro, che conduce il lettore a scoprire
il lato oscuro e sconfitto della sfolgorante Via dei Piaceri".
Eccoci al dunque della prova, per cui leggiamo "Perché piace tanto il corpo
della donna violentato, maneggiato, oltraggiato?" e segue immediatamente "Il
corpo casto, freddo, incontaminato da pratiche lerce e morbose genera estraneità
e distacco".
Nel secondo capitolo, intitolato "la recita nuda delle donne", da cui
segnaliamo alcuni brani: "Gli uomini amano che io faccia coccodè per soddisfare
la loro immancabile stupidità". Seguono altri, dai titoli birichini, come
"L’industria sessuale è la più redditizia", "L’amore comico", "La fabbrica
fallita del corpo". Il lettore ne ricava un’intelligente, possiamo ben dire,
quadratura del circolo.
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Recensione |
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