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Sizigie è il titolo della raccolta di testi
poetici di Giuseppe Guidolin; un titolo particolare, il cui significato
semantico suggerisce una determinata posizione della luna e una delle due
visuali che ne risultano: il plenilunio o il novilunio.
La luna, da sempre, incanta gli occhi e la
fantasia dei poeti, per il fascino e il mistero esercitato dalle sue continue
mutazioni di forme, d’intensità di luci e ombre; incanta così tanto da
attribuirle bellezza e caratteristiche femminili o di dea, con proprie emozioni
e poteri magici, ed è, la luna, insieme ad altri corpi celesti, ad essere
cantata anche in alcuni versi di Giuseppe Guidolin e, in quelli, dei poeti da
lui scelti per fungere da prologo-titolo alle varie parti del libro.
Egli si sente fortemente attratto dal cosmo, ma
il suo sguardo è rivolto sia all’uomo – piccola entità dell’universo –, alla sua
fragilità, alle sue aspirazioni, ai suoi sentimenti, sia a scrutare il proprio
mondo interiore, che sembra avvolto da immagini scaturite dal sogno o
dall’incubo. Nell’evento sogno condivide con la figura femminile l’amore,
nell’evento incubo mette in evidenza alcuni difetti dell’umanità e l’affannosa
attesa del “nuovo giorno” (p. 13), inseguendo “un eterno richiamo” (p. 22).
Il poeta stesso esprime la propria idea di sogno
e di incubo nella breve poesia dal duplice titolo, in inglese, “Dream (Scream)”
“Solo un sogno | l’incubo | mutato in grido” (p. 30). È interessante notare come
in essa siano contenute caratteristiche presenti anche in altre: l’uso delle
parentesi tonde per delimitare frasi incidentali; versi centrati per evidenziare
parole; l’assenza di punteggiatura; brevità dei versi; la presenza delle parole
sogno, incubo e grido.
La parola grido, con altre ad essa correlate per
parentela o antitesi semantica, è presente in diversi testi dove più tormentate
sono le domande, senza risposte, sull’esistere.
Ma, nonostante, le visioni di un’umanità
travagliata (come in “Genesi”), nell’ultimo gruppo di poesie è presente la
fiducia in una rinascita, che avrà luogo quando “crisalidi bianche” voleranno di
nuovo e i fratelli si incontreranno “alle soglie del domani” (p. 54).
Il poeta parla di un universo con tratti
inquietanti, che sconvolge l’uomo qualunque, ma è proprio all’uomo della strada,
al fratello, che tende la mano, per cercare e forse creare, insieme, un futuro
migliore.
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Recensione |
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