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La Postilla di
Endrighi-Salvaneschi si sofferma sul carattere “composito, ostico, dotto,
indifeso” del libro, la cui lettura produce il “binomio antitetico terapia e
disagio”. Per “prossemica” – si legge in
una Nota – si intende “la scienza delle distanze che variamente l’uomo
interpone fra sé e gli altri”. È soprattutto scienza d’amore: “soltanto chi è
lontano può essere desiderato”. Il termine inglese “proxemics” venne introdotto
da E. T. Hall, dal greco “séma”, con riferimento allo “studio semiologico dello
spazio e delle distanze fra gli uomini”. Fortemente intrisa di debiti
alla medicina e alla psicanalisi” – prosegue la Postilla – quest’Opera, al di
là dei frequenti tecnicismi, andrebbe ricollegata a tutta una serie di modelli
culturali: da Penna a Pasolini, da Wilde a Bene, da Avogadro a Giacomino da
Verona, da Porta a Gozzano.
Il Poemetto, diviso in dieci
Canti o Sezioni, apre a immagini mitiche, capaci di trasmettere fortissime
suggestioni primordiali e ancestrali: “Ma irrompe l’archetipo, la donna di panno
scuro | seduta severamente al limite dell’ultima | casa della
piazza, monocroma sul precipizio | della strada sterrata che accoglie lo scolo
d’acqua.”
Poesia magistralmente dotta,
impegnata in un tipo di sperimentazione linguistico-semantica che insegue il
significato primigenio, nitido e crudo, della parola colta nella sua intrinseca
concretezza. A mio avviso, si potrebbe per questo tentare un raffronto con la
poesia di Giuseppe Bonaviri, altro celebre medico-scrittore. Un percorso disarmato e amaro,
“disperato in fondo (…) di ricevere qualche risposta”. È la timidezza tenera e
iraconda di un “clown del circo disatteso”, in un mimato felliniano procedere
innocente e generoso, sottolineato anche da Endrighi-Salvaneschi.
Sono “appunti ragionati”,
giacché la ricerca-invocazione dell’amore pare rassegnata a rinunciare a quel
tempo “oggi lontano, | da speranza oppure da nostalgia”. L’eventuale arma delle
emozioni e dei sentimenti si presenta contrita, mortificata, accantonata, quasi
ridicolizzata. Il Poeta osserva con coraggio,
ma freddamente. Quindi studia, riflette e ammonisce: “siete pregati di non
piangere”. Perché l’amore è sacrificio e dolore, non pura idealità o egoistico
appagamento.
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Recensione |
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