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Pietro Carubbi, tramite il
presente romanzo-maratona, intende, secondo quanto afferma nell’allegata scheda
di presentazione, accreditare una serie di asserti filosofici di Platone, Kant,
Kleist ed in generale dei filosofi dell’idealismo tedesco, soprattutto di Hegel,
nonché di Bloom, Novalis, Heidegger, Sartre.
Inoltre, ad affiancare tali
illustri nomi della filosofia, assumerebbero importante ruolo gli psicanalisti
(Freud e Jung). Mentre nella letteratura gli esempi a cui attingere sarebbero:
Gadda, Kafka, Buzzati.
Nel contesto la musica è lo
strumento di mediazione tra la parola ed il pensiero, fondendo una scrittura di
largo consumo.
Si tratta di una sorta di
narrativa improntata ad un determinante contenuto epistolare tra Emanuele e
Laura. L’uno, un ragazzo che s’innamora dell’altra vedendola per la televisione
e sulle foto dei quotidiani, passata alla cronaca con il fardello di un duplice
omicidio. Love story che scaturisce in una maniera del tutto singolare. La
ragazza, reclusa, viene a conoscere Emanuele fino a corrisponderne il sentimento
nel modus d’una sequela di lettere, missive e responsive.
Al di là della trama
sentimentale si possono cogliere, nell’intenzione dell’autore, tematiche
d’attualità quali: il concetto di colpevolezza, o non; l’amministrazione della
giustizia; l’istituto del perdono; la speranza nell’attesa dei diretti
interessati. Cosicché quale esito esistenziale tra il medio della disperazione e
dell’ironia della sorte si evince, da parte dei due protagonisti, uniti in un
unico vincolo di lotta, il coraggio di voler credere e sperare, da una parte,
nell’azione umana della giustizia e, dall’altra, in quella più trascendente ma
fondamentale della divina provvidenza.
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Recensione |
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