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Rinaldo Caddeo non è la prima
volta che si cimenta con gli aforismi. Le sue “Etimologie del caos”,
rispecchiando tale specificità letteraria, hanno la peculiarità, diversiva nel
genere, di aprirsi il più delle volte, a parte le più assiomatiche verità, al
doppio senso.
Passando in rassegna questa
sua raccolta di aforismi proviamo a individuarne il senso, o meglio i poliedrici
risvolti.
“Scrivere aforismi: cavarsi
una parola di bocca. Come forbici dal parrucchiere, gli aforismi sfoltiscono le
idee. Il minimo indispensabile: una riga.” Ed è esattamente la misura
dell’Autore. Mai, almeno nel contesto in disamina, il concetto espresso o da
sottintendere va al di là della riga. Siccome Caddeo tra i suoi percettibili
presupposti sembra, tra l’altro, annoverare le preposizioni che: “I libri, come
vestiti negli armadi, attendono di riempirsi di noi” e “Le idee evaporano…
restano le parole”; o altrimenti che “La verità non c’è, bisogna cercarla”,
egli, di conseguenza, si rende conto di come occorra scrivere, purchessia un
modo per riempire la carta, nero su bianco. D’altronde, se scrivere vuol dire
mettersi davanti, pure leggere ha il suo coerente significato: è un “mettersi
dietro le parole”. Ma è chiaro che Caddeo prediliga la prima soluzione. Non
vuole rinunciare al gusto, irrefrenabile, disinibente, appagante dello scrivere.
Inoltre, se è vero l’ossimoro,
secondo l’autoritaria affermazione dell’Autore, che “Ogni menzogna aspira alla
verità” e che “La follia è piena di luce”, è vero un’altrettale ossimoro: “Ogni
parola ha un gancio per appenderla al silenzio” e “La pagina bianca è un
racconto senza parole e molti altri”.
Quanto agli ingredienti che
costituiscono sprone a scrivere, l’Autore dice che “La barzelletta è un aforisma
con il solletico”. Perché è sintomatico che “Anche se c’è poco da ridere, si
ride lo stesso…” per fortuna! Conviene non stare con le mani in mano e buttar
giù qualche frase, altrimenti “La solitudine entra in noi e ci toglie la
parola”. È la saggia dimostrazione che scrivere è un modo di stare con gli
altri.
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Recensione |
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