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Le eloquenti doti drammaturgiche di Stefania Porrino emergono anche in questo ennesimo lavoro teatrale, del genere mitico-storico. Fotogrammi del tempo a Stonehenge è l’opera che le ha avvalso un ulteriore primo premio, essendo risultata vincitrice della 4a edizione del concorso nazionale di poesia “Anna Borra” 2004. Non a caso. Di fatto il contenuto, altamente filosofico, esistenzialmente parlando, è in toto pensabile ad un poema, sia per i contenuti sia per il linguaggio.

Il senso di ricerca “di una piena autorealizzazione nella scoperta del significato del proprio essere” (p. 10), dall’Autrice simbolizzata in quella del sacro Graal (“simbolo di luce, magico nutrimento che a ciascuno offre […] il cibo più adatto e che guarisce le ferite del corpo e dello spirito”, p. 43), potrebbe venire altresì assunto ad icona nell’altrettanto mitica ‘pietra filosofale’ degli alchimisti. Nella duplicità d’una trama che vede protagonisti, nei tre atti dell’avvincente e pregevole commedia, un correlativo doppione di personaggi ambientati in tempi, ma non in mondi (l’ubicazione, Stonehenge, è mitica per entrambi i gruppi), diversi, l’allegoria d’una tale ricerca è fatta coincidere nel mago Merlino. L’esistenza della prima serie di interpreti è ambientata all’epoca del Mago, mentre la seconda è parte della nostra contemporaneità (passato e presente che si fondono in una storica ricerca, da sempre viva nell’uomo). Sicché al trio Re Artù, Perceval e Viviana si giustappone il trio del Professore universitario, il laureando Marco e l’assistente e ricercatrice Leonora. Il motivo di ricerca accomuna alle due serie di personaggi gli ulteriori Mendicante, Fanciulla e Mago, per i primi; e la Guida, per i secondi. Questi quattro interpreti, in realtà, nella poliedrica poetica idea della Porrino, rappresentano l’unico personaggio- Merlino. Egli è l’esatta conformazione della Divinità cristiana, trinitaria (Mendicante, Fanciulla e Guida), assurgendo a verità assoluta, la cui ricerca è tuttavia latitante, eternamente irraggiungibile. Già la stessa fusione del passato col presente darebbe un senso incompleto, avulsivo o frammentario, ad una ricerca di sé stessi che mai nessuno potrà pienamente raggiungere vita natural durante.

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