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A due anni dalla sua
precedente, prima, pubblicazione Marco Vaccari propone ancora un decalogo
narrativo. Dalla spigolatura finalistica, o se lo si preferisce teleologica, c’è
affinità colle dieci novelle d’esordio de La realtà sospesa, grazie ad
una comune paradossalità. In “Mario e la Primavera Creativa”, in “Idea” e in
“Essenziale ed Inessenziale” il contatto con l’opera prima è evidente essendovi
stretto riferimento al medesimo sottile universo delle sfumature della parola
creativa, caratteristica generale delle trame del primo libro. “Idea” tuttavia
denota la novità dell’utopia istituzionale, che interessa oltretutto Oniria.
Forse ad emulare Moro, Campanella ed altri, sono fissati i presupposti di una
improbabile società retta da governi teoretici piuttosto che politici,
fondandosi su astrattismi assurdamente concettuali: il sogno in Oniria; l’idea
creativa in Idea.
L’ubiquità, prerogativa di
certi santi, se il pensiero può comunemente concepirne il contemporaneo
accadere, tuttavia unicamente la parola riesce ad esprimerne esempio. È quanto
emerge dal racconto d’apertura, “Un tratto di strada”. Gli elementi descrittivi
dell’ habitat narrativo vengono assoggettati ad un pentagramma di protagonisti,
rendendo l’ingegnoso spunto di una pirandelliana letteratura.
“Risveglio” e “L’ingegner
Tadini”, nella surrettizia immagine della dimensione metaforica, rendono invece
merito ad altra letteratura, questa volta espressione di Calderon de la Barca,
nella prospettiva della vita come sogno.
“Tarsis”, piccolo gobbo col
“sole dentro”, e “Quella luce” danno input ad una ricerca, rincorsa dacché
esiste il mondo, vana tanto quanto appassionante, della ‘pietra filosofale’,
anche se la chiave non è specificamente alchimistica.
L’ottimismo di “Bonocore”,
soggetto che nel lasso di poche ore viene morso dal cane del vicino, perde il
posto di lavoro, è investito da un auto… eccetera eccetera, smuove qualcosa di
ammirevole ma altresì di incredibile se non inconcepibile nell’esistenza umana.
Condizione che parrebbe ammettere una forza spirituale di derivazione divina,
esclusiva dote, se mai fosse possibile concepirne stregua, degli angeli.
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Recensione |
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