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Libri sempre è, come
dal titolo, il motivo della narrazione, sostenuta da un’ininterrotta sequela,
dall’inizio alla fine, di titoli che l’Autrice ha letto, con particolare
riferimento all’infanzia.
Poiché la voce è quella di
Fosca Andraghetti, io narrante, sembrerebbe che si trattasse di testo
autobiografico.
Da un punto di vista
stilistico il librettino in disamina, autoprodotto, permette una piacevolissima
lettura. Del resto ben curata ne è la scrittura, sintatticamente e
grammaticalmente ineccepibile.
L’attenzione del lettore è
continuamente sollecitata dalla descrizione della miriade di traslochi della
protagonista. Dalla prima infanzia, ossia dall’età della prima scuola
dell’obbligo, già intervengono un paio di trasferimenti. Spostamenti della
famiglia nella ricerca di sempre migliori condizioni di vita, in conseguenza del
fatto che, vivendo di mezzadria, cercava a sua volta migliori condizioni
contrattuali. È un passare da un’abitazione all’altra, da un ambiente all’altro,
per cascine, casali e casolari, a seconda di ciò che passano i correlativi
proprietari delle terre date da lavorare. Per cui, a fianco del vicendevole
rapporto tra gli uni e gli altri, la famiglia mezzadra ed i padroni, emerge il
consequenziale, inevitabile, necessario contatto tra la protagonista ed i suoi
coetanei che incontra ogni volta ai vari livelli scolastici ma anche fuori della
scuola, amicizie che nascono nell’estemporaneità del quotidiano. Passando dalle
più ingenue esperienze le conoscenze giungono naturalmente alla scoperta dei
rapporti amorosi, da un lato, e, dall’altro lato, dell’impatto col mondo del
lavoro, non della famiglia questa volta bensì della medesima protagonista. Ma
gli avvicendamenti tra le persone ed i territori sono costantemente affiancati,
paradigmatica simbiosi, dalle più svariate, e talora reiterate, letture.
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Recensione |
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