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Il libro è un omaggio al
fratello Oscar, a lui dedicato con poesia introduttiva. Opera poetica, nel
complesso, e come al solito (cfr PdV 31/2002, pp. 49-50 e 44/2005 p. 108) dal
pessimistico, talora mortifero tenore esistenziale, riguardante le poliedriche
espressioni della vita. Sennonché tali svariate sfaccettature del quotidiano
vanno ad infrangersi nella sommatoria di due tronconi antitetici, riducendo
perciò la molteplicità in un annichilente ossimoro, che in definitiva non lascia
spazio neppure alla singola unità. Non per niente l’uno nessuno e centomila
di Pirandello e rimodellato nell’esplicita ed ambigua doppiezza dell’Uno o
nessuno (p. 54). La realtà sembra essere il riflesso di un’ulteriore
effettività. La metafora dello specchio è presente, sia dichiaratamente sia per
sottintesi, anche in quest’ultima raccolta.
Ed il demone del Tempo si
defila, o meglio si pone in controluce, in un presente che se il Poeta lo
riconosce lo fa spesso solo implicitamente. V’è l’inconscia eiezione d’una lunga
mano del presente. La finalistica inconsistenza del tempo scaraventa un’idea
escatologica oltre esso stesso, superando ogni ostile fatalismo. Si assiste
allora al trampolino temporale che dal passato tuffa nella prospettiva di un
futuro purchessia. È un traguardo volante del sogno.
Ad edulcorare, in definitiva,
il pessimismo di Barbieri è l’auspicio-antidoto di riconoscere, nell’astratta
soglia del presente, l’intermittenza fortemente positiva dell’Amore. “Il tempo
d’amare” (p. 23), è l’altra faccia, favorevole, che fuoriesce, nella metafora
dal di dietro dello specchio: “Forse l’amore è lo specchio | che ha il tempo |
dell’istante” (p. 42). L’amore, dunque, sa essere adeguata medicina alle lacune
del presente, parziale antidoto perché ricorrente, effimera ma appagante
contingenza.
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Recensione |
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