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Sono grata all’autore per avermi spiegato in queste pagine i misteri dell’incisione, la differenza tra acqueforti e acquetinte, il loro paziente farsi dalle lastre, e non avrei mai pensato che la lezione potesse venire da un libro di poesie. Fascinoso libro, dove ogni rame inciso è occasione per sbalzare autore (e lettore) in un sogno in versi, in un rame-mare che al pari dell’anagramma ha un livello doppio: l’opera incisa ammirata, e l’opera seconda, che A.M., anche lui poeta-incisore, crea dalla prima.

Così l’immagine di Marc Chagall-angelo che ad ali spiegate discende sul miracolo delle acque divise è un’emozione ricreata, che trova nuova enfasi nei versi.

E ancora l’ammirazione per il segno e l’eros di fronte al rame “Fauno che scopre una donna”di Picasso, si fa scena onirica e nuovo nugolo di domande. (Forse guardando l’incisione – peccato non aver inserito tutte le foto – si sarebbe potuto comprendere il perché di alcune strutture grafiche delle strofe, che sembrano divenire anch’esse senso, simbolo.)

“Sul rame del mostro” ha una straordinaria forza visionaria mentre sotto i nostri occhi si dipanano le vicende del mito di Creta; col successivo “rame surreale” ci addentriamo nei labirinti prelogici di Goya, di cui si catturano, dalle morsure del “rame del sonno”, anche le assenze inerti della storia; col “rame ecologico” il linguaggio si adatta alla profondità del segno inciso e ne asseconda il tono, facendosi grido d’aiuto a “plasmare desideri incompiuti” e usando termini dell’attualità e della scienza.

Ho trovato poi semplicemente perfetti, i versi di “Sul rame dei voli”: vi è espressa in pieno la sintonia tra arte e poesia, come spesso ai poeti accade con la pittura, da cui traggono suggestioni che la parola dilata/addensa; una poesia che colpisce per la sintesi di realtà e sogno, di affabulazione ed eros.

Insomma, ora so che dal rame possono irradiarsi onde visionarie, emergere visi, corpi, miti, in un’abbacinante metallica fusione di immagini dall’acquaforte e di altrettanto forte pensiero. Dove la punta che incide non è che l’uomo stesso alle prese col mondo, la libido che permea il suo corpo, la sua mente che plasma la natura e contrasta il diluvio.

Opporsi sarà possibile, credo, finché l’arte, in ogni espressione, potrà “incidere”.

Recensione
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