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È merito di Lucia Beltrame Menini se possiamo attraversare un decennio di
storia del Novecento, culminata nella Grande Guerra, nella forma fascinosa di un
epistolario d’amore. L’autrice ci inizia al percorso conoscitivo del libro
con essenziali informazioni circa il formato della corrispondenza e l’aspetto
grafico. Queste note sono tutt’altro che marginali e di contorno,
rappresentando, insieme alle convenzionali coordinate geografico-cronologiche,
riordinate appositamente, elementi significanti ed orientativi per il lettore.
La cartolina postale o la lettera, la grafia ordinata o nervosa sono parte
integrante della vicenda sofferta del giovane Antonio, sul fronte di due forze
antitetiche e non del tutto armonizzate: l’amore e la guerra. Da una parte si
annuncia un epistolario tra due giovani innamorati, dall’altra un percorso
nelle frontiere della guerra tra Libia, Albania, Italia. Chi si addentra, poi,
nella lettura, può riscontrare le sensazioni della forma iconica nel contenuto,
e viene colpito dalla profonda umanità e dal sentimento lirico che animano una
corrispondenza, mai fioca e stanca, sempre pudica e vitale, al di là della
reiterate formule richieste dalla tipologia epistolare. Ci imbattiamo nella
personalità di un giovane, Antonio, forte e generoso nella gioia e nel dolore,
che mette a nudo, in modo semplice ed intenso, la sua vicenda umana di
innamorato e soldato, giocando nel difficile intreccio dei due ruoli la sua
esistenza.
D’altro canto, la scrittura di Luigia, ordinata e regolare, ci fa
incontrare una personalità più semplice e pacata, anche per via del sostegno
degli affetti e della preghiera, all’ombra della famiglia e del campanile del
suo borgo. La protagonista femminile è il paradigma di un certo costume, quello
della famiglia patriarcale sullo sfondo del coro paesano, tutto fede e buoni
valori, quei valori rimpianti da Antonio, in un manoscritto di illuminante
anticipazione, come i più preziosi ruderi tra i ruderi della guerra.
La figura
di Antonio introduce il lettore, coinvolgendolo, nella tensione dialettica
amore-guerra, parole spia di una più profonda dialettica esistenziale: felicità-destino,
meta positiva della gioia di contro alle prove da affrontare. Gli stati
d’animo del giovane raggiungono un’alta liricità quando egli si dibatte tra
i due poli della sua esistenza, quello esaltante della gioia e quello faticoso
del dovere che si oppone; l’intensità espressiva approda finanche al simbolo,
al metaforismo della descrizione naturale, al soliloquio problematico di fronte
al destino avverso. Le prospettive concrete di due giovani di villaggio e la
conclusione a lieto fine della storia non offuscano la dimensione dell’amore,
vissuta in un’autonomia piena e vitale.
La patina dialettale, con gli errori
di scrittura che ne sono il portato, affligge specialmente le parti
convenzionali delle lettere, quelle degli immancabili, reiterati saluti da
ricambiare a tutta la comunità di familiari e conoscenti, mentre sembra
risparmiare le sequenze liriche, che attingono, riecheggiandolo in un certo
senso, ad un più elevato livello di cultura.
Si potrebbe dire che la guerra,
con la sua esperienza di fronte e trincea, la lontananza stessa dalle persone
care, sia il fatale sottofondo, l’elemento di opposizione necessario a rendere
fascinoso il mito della felicità impossibile; senza l’esperienza bellica, il
sentimento dell’amore non avrebbe raggiunto tale nota di spiritualità, come
conoscenza sofferta delle proprie forze e debolezze.
Sullo sfondo c’è sempre
la guerra, richiamata dalla geografia del tracciato militare e dagli stati
d’animo di chi deve affrontarla con dovere, unito al senso pauroso
dell’ignoto; questo diario epistolare ci permette anche di cogliere la
coscienza popolare della guerra, prima forzata occasione d’incontro del popolo
con la storia ufficiale; questo cruciale evento, che allontana dall’affetto e
dall’amore, che interrompe bruscamente la serena corale storia di un paese, è
vissuto, in accordo con la coscienza degli uomini colti, come momento di
tensione umana ed emotiva, più che percorso nel mondo dei sistemi tecnici
organizzativi, lontani ed inaccessibili.
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Recensione |
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