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Il libro di Maria Grazia Lenisa e Francesca Alunni è un’analisi-sintesi di critica e filosofia dell’arte, nella convinzione, ribadita al suo interno, che la figura del critico, atto a formulare motivati giudizi estetici, debba essere anche filosofo che ha maturato una personale visione del fenomeno artistico. In un rapporto di dinamica reciprocità, si pone un’altra compresenza, quella del poeta, come ad affermare che la persona più incline alla riflessione critico-estetica sia proprio quella di chi ha diretta familiarità con l’arte e con la sua interna complessa fenomenologia. Le due figure di intellettuali, infatti, il poeta e il critico, devono operare in un rapporto di vera condivisione e comprensione con la realtà, reale per l’uno, testuale per l’altro.

Ad avvalorare tale idea di fondo, gran parte delle citazioni riportate nella fase esemplificativa della formulazione estetica proviene dai poeti, e in particolare della nostra contemporaneità, in cui si afferma ed esalta la polivalente perizia del letterato, e il poeta esprime, all’interno dei nuclei lirico-tematici della sua poesia, anche valutazioni ed informazioni, sia sull’opera in fieri che viene sbozzando, sia sull’arte nella sua generalità.

Nel libro di Lenisa-Alunni un tracciato di storia della critica costituisce via indiretta più che ordine esplicito, in quanto le citazioni si dispongono in vario modo per richiami ed associazioni tematico-analogiche, spaziando nelle epoche, ma concentrandosi nell’epoca contemporanea, antonomasticamente tempo di dibattiti e sperimentazioni poetiche. Nel fervido travaglio sperimentale della cultura del nostro tempo si colloca, appunto, il presente testo, come per la necessità delle due Autrici di esprimere la propria opinione tra le numerose altre, opinione degna di nota per profondità di indagine conoscitiva, e soprattutto avulsa dalle esuberanti mode delle scuole letterarie.

È nel Novecento che estetica e critica si emancipano dal sistema dell’istituzione filosofica e, come ogni sapere, da una parte si specializzano nella propria area, dall’altra attingono dalle scienze collaterali che possono fornire contributi di verità e verificabilità; le poetiche sono nutrite di contributi della psicologia, antropologia, epistemologia. Lo dimostra il vocabolario delle definizioni con cui le Autrici, Lenisa-Alunni,  intendono entrare nel dibattito poetico con i lumi e le giustificazioni delle scienze umane più confacenti: possono essere di esempio le asserzioni concettuali per spiegare l’armonia, l’empatia e tutti gli atti del processo comprensivo costituenti la dinamica del fenomeno poetico.

La trattazione coinvolge tutte le arti, ma privilegia la poesia e le potenzialità del particolare linguaggio della parola.

Come già annunciato, le Autrici presentano una loro personale concezione del processo poetico, come sintesi equilibrata ed armonica di ispirazione e riflessione, entusiasmo e spunto, invenzione e conoscenza, cioè di rapporto sensoriale con la realtà e intellettuale ripensamento. Come non riconoscere in tale poetica il fascino della tradizione, platonica e crociana ad esempio, e l’influenza più intellettualistica delle contemporanee scuole di pensiero, come Strutturalismo, Formalismo e Semiologia. La sintesi del libro intende valorizzare entrambi i momenti della divinità bifronte dell’arte, sia quello creativo, che come luce ed interno ideogramma penetra negli enigmi e misteri del mondo, sia il processo riflessivo razionale della parola, come la concepisce De Saussure.

La stessa funzione critica, messa in corrispondenza con quella poetica, ne ripete il meccanismo del comprendere-intelligere, in un equilibrio tra emotiva immedesimazione nel mondo dell’opera e rigore del mestiere.

Viene riconosciuto debitamente, dunque, il sofferto processo che accompagna la creazione, nel travaglio dell’attesa del capolavoro e di un’impossibile perfezione attraverso tentativi e spunti embrionali; dopo le numerose indagini sulle forme e strutture del testo, di cui è intrisa la cultura letteraria del Novecento, in effetti, non si potrebbe continuare ad asserire la mera alogicità dell’arte. Comunque si avverte chiaramente il distacco critico delle Autrici dalle  forzature di certe mode sperimentali in cui la poesia è tutta risolta nel gioco di parole, in un preziosismo intellettuale su un vuoto di contenuti e pulsioni creative, tanto che il problema del come dire minimizza quello del cosa dire.

L’indagine, in fondo, si propone di esaltare la poesia di valore, distinguendola dalle semplicistiche o aride manipolazioni,  e lo fa sottolineando le parole chiave di un’articolata campionatura testuale; si ripropone, all’interno del libro, l’antitesi poesia-non poesia, la distinzione del manufatto autentico dalle sue contraffazioni, ma in modo più evoluto ed aperto alle nuove sollecitazioni culturali. L’epifania qui avviene attraverso una dinamica arte del comprendere, nell’idea che la grande poesia esorbita da definizioni teoretiche e può crearsi anche in seno ad equilibri ardui e non comuni, purché tesa a reinventare la realtà, cogliendone l’essenza; le emozioni sensoriali della poesia di Saffo, ad esempio, si dispongono in un crescendo di valore che le rende capaci di trascendere verso la contemplazione ultrasensoriale; lo straniato mistilinguismo del poeta Ezra Pound, a sua volta, attinge particolari armonie proprio nella fecondità lievitante delle parole. Il rilievo in cui viene posta l’urgenza lirico-ispirativa induce a superare anche le classificazioni stilistiche e metricologiche in nome della libertà-necessità espressiva.

Ci si chiede, dopo le osservazioni sullo stato di tanta produzione odierna, se effettivamente si assista ad un logoramento di valori spirituali, prevaricati da affannosa ricerca di originalità; le Autrici auspicano un recupero di interni valori, matrice dell’atto creativo, per rifondare la figura del poeta, e del poeta-critico.

Recensione
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