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La problematica di questo
“racconto di Natale” si innesca in un discorso ideale che riguarda le origini, i
riti e il significato stesso della Natività
L’autrice, premettendo una
spiegazione al suo testo, rende noto come esso sia nato molto tempo fa nella sua
mente, al livello di una “riflessione sugli squilibri del mondo, in concomitanza
col Natale, che invece sembra uniformare umori e comportamenti degli uomini. Una
monologante fantasticheria.” Ci avverte, quindi, che attraverso gli anni,
“l’idea e le parole hanno provato altri registri, come in cerca di una voce
conforme; abbiamo tentato, io e loro, di reciproci aggiustamenti, in un lungo
rapporto che non si sa, alla fine, se fosse fedeltà, ostinazione o incapacità di
lasciarci”. E prosegue nell’approfondimento della sua ricerca contenutistica e
linguistica, sempre nel versante natalizio assegnatosi.
Aggiunge, inoltre, diverse
note di lettura a chiarimento dei significati del libro in questione, a firma di
Lea Canducci, Claudia Pagan Valerio, Roberto Pagan, che ne illustrano il loro
punto di vista relativamente al suo lavoro.
Quest’ultimo, viene elaborato,
in conclusione, secondo un iter immaginativo connesso, nel piano operativo, ad
un ipotetico Convegno storiografico sulle “Origini riti e valore della Natività”
presieduto, pensate un po’, da un molto egregio Peter W.S. Trueline, Preside di
tutte le Facoltà di Teologia del Pianeta Terra. Ed ecco che si apre il discorso
sul fatto che a “New York nasce un Bambino da una vergine”. Si continua tra
flashes di improbabili verità, verosimiglianze, piccole bugie dovute alla
situazione narrativa, attraverso vari capitoli con i loro diversi titoli, dai
quali si può evincere tutta la serie del “nonsense” messa in campo dall’autrice
in una fantasmagorica quanto impossibile invenzione. Quindi, siamo a “Il bambino
tra Mary e Joseph”, il bambino viene riconosciuto e così di seguito, con
introduzione di personaggi come Tristano con le sue riflessioni, di Maria che
parte... di un raduno mondiale di giovani, e così di seguito, con
accompagnamento di note critiche sulla rappresentazione testuale, con apporto di
incredulità, incoraggiamento, letizia per la “lucida favolina di Natale”,
secondo, quest’ ultima definizione dell’amica lettrice che si firma Lelia ed
Ennio Pezzillo.
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Recensione |
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