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Rosellina Archinto, in questa pregevolissima Collana di poesia “La città ideale”, diretta da Umberto Piersanti, affida alla cura attenta di Raffaella Bettiol una prefazione che appare subito intensa ed abbastanza esaustiva, nella panoramica complessa che riguarda l’opera di “Otto poeti italiani d’oggi ”, tra i piu significativi, quali Silvio Ramat, Giuseppe Conte, Roberto Mussapi, Umberto Piersanti, Paolo Ruffilli, Valerio Magrelli, Milo De Angelis, Antonella Anedda. E li coinvolge, nel segno di Giacomo Leopardi trascritto nell’esergo, in un quadro rivolto alla tematica del “viaggio”, attraverso il quale l’avventura umana si apre al nuovo della sensibilità, come dell’intelligenza e dell’impressione, di quell’esperienza, infine, che il poeta recupera come memoria e sogno, all’interno di tutta l’ opera sua. La Bettiol richiama l’attenzione del lettore alla concezione del “viaggio” come movimento ed ansia, spesso dolorosa, dell’uomo verso l’infinito e lo smisurato, tracciandone le linee essenziali dalla tradizione omerica all’interpretazione di Goethe, a Byron, a Shelley, nei quali ultimi esso ci appare come “fuga dall’angoscia, ricerca di una possibile salvezza” ultima, in gara con la morte. Così il Foscolo, così Baudelaire, come Rimbaud, fino al nostro Campana, Ungaretti, ai contemporanei. Che la prefatrice, in queste pagine privilegiate, inquadra nei colori del mito e della perdita, secondo i vari percorsi/peripezie reali, intellettuali, immaginari, ma sempre autentici e sofferti nel corpo della “parola”, lasciando spazio alle utilissime “Note” dei loro individuali risvolti. Di Silvio Ramat, ecco : “Capogiri | da nascondimento – come nei voti –, | tale, fino a quel punto, l’Irlanda. | Ma adesso il vento non altro che il vento | ci garantiva , è Irlanda | anche il compatto maturare e sfarsi | di quella tinta eguale, anche il tacere del mare... ” (da “Per more”, Crocetti). E di Giuseppe Conte: “II viaggiatore conosce bene i labili | rapporti che ogni terra ha con le nubi. | Non sa che cosa li determini: | se sia il vento, la direzione | che hanno fiumi e montagne | la presenza di altopiani, di colline | il sole più sfolgorante o più | appannato, la distanza dai | mari ... ”. (da “Le stagioni”, Rizzoli). E di Giuseppe Mussapi: “...dove mi ero perduto tra oriente e occidente, | dove gli alti palazzi oscillano come bastimenti | tra i mascheroni e le edicole, e le polene | edificate sulla terra ondosa e potente. | Lì mi aveva condotto al viaggio profondo, | lì era sceso quello bruciato in un istante...” (da “La polvere e il fuoco”, Mondadori). Di Umberto Piersanti: “Ricordi il mirto, fitto tra le boscaglie, | bianchissimo e odoroso, scendere per i dirupi | sopra quel mare? e le capre | tenaci brucare il timo, l’enigma | dello sguardo che si posa | dovunque e sempre assente? || più non so il luogo dell’imbarco | come salimmo nel battello...” (da “I luoghi persi”, Einaudi ). Di Paolo Ruffilli: “Se guarisco, io, | e torno a camminare, | se starò dritto | se potrò uscire | per conto mio | e andare nuovamente | come mi piaccia | dove mi pare. | Mi basterebbe il tragitto breve | fino al giornalaio, | anche con la neve | e il rischio di cadere, e che lucente idea | sarebbe l’avventura...” (da “La gioia e il lutto”, Marsilio Editori). Di Valerio Magrelli: “Una giornata di nuvole, a Minden, | su un taxi che mi porta | in cerca di queste due parole. | Chiedo in giro e nessuno sa | cosa indichino – esattamente dico – | che luogo sia, dove, se una fortezza | o una chiusa. Eppure il nome brilla | sulla carta geografica, ...” (da “Esercizi di tiptologia”, Mondadori). Di Milo De Angelis: “Il professore spiegava geografia: dovunque vada, | questo amore esiste, nonostante i villaggi | in cui mi sperdo, mi volto, chiedo strada | io lo so, davvero sento | che niente sulla terra cambierà quel | perfetto fui contento..” (da “Distante un padre”, Mondadori). Di Antonella Anedda: “Non ci sono che luoghi, quelli di un’isola | da cui scrutare il Continente | – l’oriente – le sue guerre | la polvere che gettano a confondere | il verdetto: noi non siamo salvi | noi non salviamo | se non con un coraggio obliquo | con un gesto | di minima luce”. (da “Notti di pace occidentale”, Donzelli). E bastino queste minime testimonianze del grande viaggio dei nostri autori prediletti, a cui abbiamo partecipato, se di tanto, alla fine, oltre tutto, non ci rimane del vissuto e del sofferto, che il vuoto, modesto bicchiere, a cui volentieri e umanamente, ci siamo dissetati.

 
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