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La puntualità con cui illustri editori danno spazio alla pubblicazione dei
libri di poesia di Licio Gelli, nel corso di questi affollatissimi anni,
sicuramente vale come indizio e conferma non solo della importanza assoluta
della poesia a livello di conforto dell’animo umano, ormai quasi scontata, ma
soprattutto dell’attualità riconosciuta dell’opera del nostro autore.
Un flusso ininterrotto di sentimento, matrice di acqua sorgiva, di cultura
letteraria e scientifica, accompagnata dalla passione per l’arte, ancora e
sempre eternatrice della bellezza e delle glorie umane, attiva nelle pagine
sempre interessanti, vivaci, cariche d’immagini terrestri e celesti, di colori e
chiaroscuri, di questo autore che non viene meno alla promessa fatta da tempo a
se stesso di onorare, finché avrà vita, la memoria splendida e amorevole della
donna amata, Wanda, che tutti i suoi lettori hanno imparato ad ammirare, colei
che egli ha saputo collocare sul piano di "musa ispiratrice dei poeti" e che
egli vagheggia nei ritmi di una poetica ormai fuori discussione, e non solo per
le affermazioni raggiunte sul piano della critica letteraria e artistica, quanto
per il consenso generale che accompagna, un po’ dovunque, questi suoi libri di
ottima caratura editrice.
I grandi poeti della letteratura di ogni tempo ci hanno indicato il modo per
lasciare al mondo, nella successione e lontananza dei secoli, ancora il ricordo
e il nome della nostra vita, attraverso le forme autorevoli e attraenti della
parola, del segno, del colore. E, tra coloro che scrissero di poesia, prima di
tutto i grandi di ogni tempo e di ogni spazio civile che seppero
adoperare la mirabile complessità e poliedricità della parola scritta, coloro
che fondarono sull’amore e sulla profondità del proprio sentimento, la salvezza
dell’immagine amata e adorata da ogni tipo di oscurità, soprattutto storica e
morale.
Diamo atto, pertanto, all’ottimo umanista, quale si è rivelato Licio Gelli,
scrittore dalla perfezione raggiunta e realizzata dalla sua scrittura, delle
infinite possibilità espressive ch’egli ha saputo trarre dall’uso della parola e
del linguaggio, nelle caratteristiche del nativo italiano come ancora
dimostrano, se ce ne fosse bisogno, queste sue liriche ispirate a Wanda,
immaturamente scomparsa, ad un sogno che conserva tutta l’attrattiva della
realtà pur nella perdita concreta dei suoi lineamenti, permanendo tuttavia nel
dolore e nel rimpianto quotidiano e perenne dell’amante.
È questa fedeltà consacrata da migliaia di pagine ad una memoria che,
attraverso la sua opera, si fa e rimane vita palpitante a rendere vicina al
sentire comune l’opera dell’autore. Ci basti una piccola citazione a comprendere
il senso di tanto palpito umano: "...non chiedo elemosine per il corpo stanco |
non donatemi finte pietà o false bugie, || bensì altri luoghi di luce e di
speranza | e un vento che imprigioni la coscienza. || Da tanto tempo Wanda non
abita più qua | dove lasciò tutti i sogni in queste stanze | che ora sono invase
dalla mia presenza | che in disordine vaga senza più sorrisi." (Angelo senza
spada, p. 112)
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Recensione |
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