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Poesia. Che ne sarà dei dialetti fra cento o duecento anni? Ma ciò ha poca
importanza: se nel futuro qualcuno amerà scoprire linguaggi fuori da ogni
globalizzazione il problema non esiste, tanto più in questa raccolta, in cui
l’autore usa un dialetto (o diciamo idioletto) di area campana filtrato dalla
memoria e modificato per ‘esigenze di espressione’. Poi, la traduzione in
italiano crea un ponte tra lingua più ampia e lingua più intima (profonda) che
intende lasciare la sua traccia nel ‘cammino liquefatto del tempo’ (‘O sciumo,
v. 17).
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Recensione |
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