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Divisa in due parti (Il Sole: Libertà e La Terra: Amore) la raccolta riunisce composizioni scritte in tempi diversi, non ordinate cronologicamente ma secondo un principio tematico, e ciò ingenera uno squilibrio nella progressione dell'insieme: è infatti discutibile avvicinare una poesia scritta a sedici anni come "La gioia del bacio" (1970) ad altre di un periodo assai più maturo. Lo stile di Montalto, pur dotato di indubbia potenzialità, ci pare ancora in fase evolutiva, con cedimenti a un linguaggio che, apprezzabile per la forma spoglia ed essenziale, portato sul versante del sociale rischia di inaridirsi in immagini convenzionali. Ma i testi migliori sono proprio nella prima parte. Ne citeremo due: "Bevo l'acqua dal palmo della mano" e "La città del corpo". Il primo, di limpida linearità, possiede una purezza non priva di spunti visionari che lasciano il segno (mio figlio | che nel sogno | sorride con pallide parole). Più marcato e diretto il secondo. La tenerezza sospesa di fronte all'alienazione delle grandi città perfora la dura realtà, apre uno spiraglio alla speranza unendo sentimento e ragione (In quest'attesa | lunga come la radice dei pensieri). Puntuale la prefazione di Piromalli, mentre i disegni della Pinto raramente coincidono con gli elementi della scrittura.

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