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Narrativa. Pur
giovane (diciotto anni) l’autore si cimenta in un romanzo piuttosto breve, ma
articolato, che non adotta la divisione in capitoli. L’io narrante fa parte di
un certo modo di affrontare la scrittura, occorre però dire con stile, né
crediamo che l’uso di talune parole, es. mestizia (p. 11), leggiadra
(p. 18) o rimembrano (p. 38) derivi da un’insufficienza, bensì da quella
vena ironica che smitizzando l’alta letteratura pone come alternativa una pari
dignità linguistica qui presente e da non sottovalutare.
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Recensione |
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