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Veniero Scarselli potrebbe essere definito il grande romanziere alla ricerca della verità, dove il “viaggio” è il mezzo privilegiato. Ogni suo libro ne propone uno, ma in fondo il viaggio è sempre lo stesso: quello dell’uomo alla ricerca dell’Eden perduto. Che egli si inabissi negli inferni de Il Grande Tritacarne, o come novello Ulisse attraversi i mari procellosi alla ricerca dell’Isola perduta (Pianto di Ulisse), o si inoltri nel ventre di un enorme bastimento adagiato sul fondo dell’oceano (Ballata del vecchio capitano), tanto per citare solo gli ultimi libri, il viaggio è la condizione sine qua non per ottenere la Conoscenza e restituire all’Uomo la sua integrità di vita.

“Gli strumenti affilati della teologia”, coi quali affronta la dissoluzione della carne per liberarsi dal Male attraverso la necessità del dolore, utilizzati in precedenza con effetti angoscianti e da incubo, si stemperano in questo nuovo romanzo in versi, ispirato liberamente al ”Libro Tibetano dei Morti”. “La liberazione dalle esperienze terribili cui è destinata dopo la morte la persona inquinata dal peccato, e quindi dal debito karmico e dai cicli di reincarnazione che ne conseguono, dipendono dalla capacità e dalla volontà individuale di riconoscere la luce giusta – che abbaglia perché Luce di Verità – e di abbandonarsi ad essa” scrive l’Autore nella Premessa. Già nella Ballata del vecchio capitano questo Libro Sacro aveva fatto una sua breve ma importante apparizione quando il giovane protagonista legge al vecchio capitano nel “Libro dei Sapienti”: “le parole che l’anima ha bisogno d’ascoltare” per potere “andare incontro all’agognata salvezza”. Il viaggio incontro all’agognata salvezza è quello che ora deve compiere il Narratore che teme d’essere costretto un giorno a separarsi dalla Diletta Sposa, alla quale si rivolge perché lo aiuti e lo guidi nel Grande Viaggio. “Sai quanto questa piccola anima, | che ondeggiava smarrita senza casa | nell’oceano spaventoso del cosmo, | sia fiorita accanto alla tua | e con te abbia dato i buoni frutti | che l’hanno riempita di gioia | nel pur piccolo e semplice corpo | che un dì le era stato affidato”.

Vademecum per la preparazione alla “giusta via della vita eterna”, il Libro Tibetano dei Morti (che nel titolo originale suona come “Il libro che conduce alla salvezza dell’esistenza intermedia solo che lo si ascolti”) concentra gli insegnamenti fondamentali della sapienza spirituale buddista; spiega tutte le fasi che si succedono alla morte fisica, quando la persona si trova nello stato di pre-morte, in cui il respiro è cessato ma l’anima non si è ancora staccata dal corpo. Determinante allora è la volontà di liberarsi da ogni attaccamento terreno per raggiungere finalmente “quella Luce che è la Vera Luce”. Il Narratore quindi chiede alla Diletta Sposa che sia lei ad accompagnare il suo cammino, e per quanto il ricordo di aspetti belli della loro vita in comune sia forte, esprime il desiderio di liberarsi di tutto: “Dovrai, pur essendo la mia Sposa, | esortarmi a scordare anche i ricordi | più teneri e cari, anche quelli | delle cose che un giorno con affetto | chiamavamo con i nomi dolcissimi | di alberi erbe animali, | ed erano appena illuminate | da una fioca bellezza materiale”. Percorrendo a ritroso il cammino della vita a termine e prefigurandosi il viaggio verso la Vera Luce, l’animo si dispone al Grande Viaggio nella migliore condizione, quella che consente il superamento dell’Esistenza Intermedia: “Pronuncia, ti prego, distintamente | le invocazioni stabilite dai Libri | per proteggermi dai turbini dei sensi | che insidiano l’Esistenza Intermedia”. La diletta Sposa non deve toccarlo con le mani, non deve abbracciarlo né baciarlo, deve solo aiutarlo a dimenticare tutto della vita terrena. Nel raggiungimento pieno di quest’oblio risiede l’affrancamento dal debito karmico e dai cicli di reincarnazione che ne conseguono; se eluso per una mancanza di volontà nell’immediato dopo la morte, suggellerebbe il fallimento di tutta la vita.

Un libro di forte spessore spirituale, che si affida alla magia della parola per proseguire il viaggio della Conoscenza nella vita e oltre la vita. Per chi ancora non conosce il “Libro Tibetano dei Morti” uno stimolo ulteriore ad introdursi nella fascinosa spiritualità orientale.

Recensione
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